“Da due mesi è sospesa la Costituzione”, afferma il sindaco di Napoli Luigi De Magistris a proposito dei provvedimenti governativi per arginare il Covid-19. Si parla anche di limitazione del ruolo del Parlamento durante la quarantena. Stefano Ceccanti, parlamentare del Pd e costituzionalista, è autore di un emendamento che vuole far passarea al vaglio del Parlamento i decreti del presidente del Consiglio.
Onorevole Ceccanti, commentatori come Paolo Mieli e Nicola Porro parlano di “Costituzione sospesa/violata”. È davvero così?
“Sarei per evitare l’allarmismo costituzionale, ovvero quella tendenza che parte da alcuni problemi reali per ricavarne teorie complessive sproporzionate. Oltretutto, queste teorie rischiano di provocare un’eterogenesi dei fini: si sostiene che per approntare l’emergenza si sia distrutta la Costituzione al fine di difendere la Carta, ma messa così si rischia invece di delegittimarla. Visto che almeno i primi provvedimenti sono apparsi necessitati, l’opinione pubblica può concluderne che una Costituzione che non ci consentisse di affrontare l’emergenza meriterebbe di essere violata. In realtà, nella prima fase le criticità sono state prontamente riassorbite dal decreto 19 che ha riordinato le fonti del diritto”.
Anche in questa “Fase 2”, i presidenti delle Regioni iniziano a prendere provvedimenti contrari alla linea del governo. E’ il caso della Calabria che ha riaperto bar e ristoranti. Che cosa non sta funzionando?
“Niente vieta di prendere strade differenziate, però la regia non può non essere unica. La strada è leale collaborazione. Le Regioni che desiderano un approccio differenziato perché hanno una situazione diversa devono concordarlo col Governo, altrimenti rischiano due esiti sgradevoli. Il primo è l’impugnazione delle ordinanze e il secondo l’effetto matrioska: se rompono la leale collaborazione con lo Stato, poi i Comuni possono romperla con la Regione e la situazione diventa incomprensibile per il cittadino”.
La presidente della Corte Costituzionale, Marta Cartabia, ha detto che non “esistono scorciatoie per affrontare le emergenze”. Ha specificato che non era un attacco al governo, ma sicuramente è stato un monito. Quanto ancora le libertà dei cittadini potranno essere compresse?
“A me è sembrato un monito rivolto al futuro. Se il Governo sostiene che la fase 1 è finita, le modalità di azione successive devono tendere al ritorno alla fisiologia, valorizzando di più il Parlamento”.
Quanto è importante garantire il dibattito politico in questo momento? O è giusto sacrificarlo per dare una risposta più veloce?
“È ovvio che l’applicazione dei testi, in particolare quelli dei Dpcm rispetto agli esigenti parametri della Costituzione, va letta in un contesto. Nella fase di emergenza più stretta era logico comprimere di più spazi e tempi, se il contesto progressivamente diventa più rilassato, come ha detto il Governo, bisogna allora riguadagnare spazi e tempi, non si può proseguire inerzialmente. Va da sé che, in questa una nuova fase, i Dpcm dovranno essere utilizzati con assoluta cautela”.
Di recente ha chiesto che l’app Immuni sia introdotta con una legge. Così non c’è il rischio che altri enti privati (Waze, Facebook, etc.) funzionino meglio e diano una risposta più immediata alle richieste dei cittadini?
“No, il punto è che questa app avrà una diffusione molto maggiore delle altre e che sarà usata dai pubblici poteri che hanno già molte altre informazioni dei cittadini. La cautela deve quindi essere massima, e lo strumento legislativo consente vincoli maggiori. Il Governo però, nel frattempo, ha accettato di muoversi su questo terreno”.
Il ponte di Genova, con l’applicazione della normativa europea, è stato costruito in tempi record. Non è ora di snellire quella italiana?
“Non c’è dubbio. Infatti su questo punto, in Aula e in Commissione, abbiamo sollecitato con forza il ministro della Pubblica amministrazione, Fabiana Dadone, con cui il dialogo è costante”.