Un bambino di sette anni, orfano di padre, abbandonato dalla madre, rimasto solo con la nonna. Coraggioso abbastanza da lanciare una richiesta di aiuto via radio che da Manila, nelle Filippine, è stata accolta in Italia. Forte abbastanza da combattere la burocrazia e arrivare a Roma per guarire. Ma era già pieno di metastasi ed è stato sottoposto a terapie per ridurgli il dolore. È tornato nel suo Paese e due anni dopo non ce l’ha fatta. A chi si è preso cura di lui ha detto: “io vado via per sempre ma non vi lascio”. Una storia segnata da una malattia presa troppo tardi: l’osteosarcoma. Se ne è parlato in una conferenza stampa organizzata da AISOS Onlus e Fondazione Just Italia per il lancio di un progetto di ricerca volto a mettere in luce i meccanismi di propagazione della patologia, per prevenirli.
L’osteosarcoma è il tumore maligno più frequente dell’osso. Colpisce soprattutto bambini e adolescenti, in particolare i maschi nell’età 10-20 anni. Sono ancora sconosciute le cause che lo scatenano ma la sua gravità è data da fatto che spesso è ad alto grado di malignità. In fase di diagnosi, la malattia va considerata ai fini terapeutici come sistemica perché è alta la possibilità che siano già presenti delle metastasi. A quel punto oltre a “capire com’è nata la patologia, si tratta di capire come fermarla”, spiega Carlo Della Rocca, Professore Ordinario di Anatomia Patologica a La Sapienza e Vice Presidente del Comitato Scientifico di AISOS Onlus. Ma l’osteosarcoma è una neoplasia rara: “la ricerca è difficile perché sono pochi i casi su cui lavorare, ma ogni caso è una tragedia perché mette in discussione la vita di una persona”, continua Della Rocca.
Grazie alla ricerca scientifica, alcuni passi in avanti sono stati fatti. Ma non bastano. Oggi una nuova prospettiva di studio si apre alla scienza. A presentarla è la biologa Barbara Peruzzi del Comitato Scientifico di AISOS Onlus. L’ipotesi della ricercatrice è che le microvescicole generate dalle cellule tumorali di osteosarcoma (malate) contengano informazioni errate che nell’interazione con le cellule sane presenti nel microambiente osseo vengono trasferite a quest’ultime, rendendole malate. Se questo venisse dimostrato come vero – ad oggi è ignoto il contenuto che veicolano -, si potrebbe concludere che questa comunicazione propaghi la malattia. Una soluzione sarebbe dunque quella di inibire farmaceuticamente la produzione di microvescicole da parte delle cellule tumorali di osteosarcoma: “interferire con il rilascio delle MVs – come vengono identificate in campo scientifico le microvescicole – rappresenta un modo per ostacolare l’evoluzione del tumore”, annuncia Peruzzi. Sarà lei a guidare l’equipe di ricerca che condurrà lo “studio dei meccanismi alla base della patogenesi dell’Osteosarcoma” presso le strutture dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù.
Lo studio scientifico è promosso da AISOS Onlus che, come ricorda il suo Fondatore e Presidente, Francesca Maddalena Terracciano “è nata nel 2004 per accogliere i piccoli pazienti e loro famiglie e sostenerli nell’affrontare la realtà troppo dura del male invasivo dell’osteosarcoma”. In questo, l’Onlus si avvale anche di un centro di psicoanalisi e psicoterapia, il cui contributo è particolarmente utile per pazienti e familiari nelle fasi di diagnosi, chemioterapia e reinserimento laddove questi si ‘scontrano’ con la società: “il collettivo – ammonisce Terracciano – fatica ad accettare, ma deve farlo, i pazienti guariti, che hanno una marcia in più. Per loro la vita è diversa, va oltre i problemi della quotidianità”.
E’ grazie al sostegno finanziario della Fondazione Just Italia che il progetto di ricerca potrà prendere forma. AISOS, infatti, ha vinto un bando nazionale del valore di 200mila euro lanciato dalla Fondazione dell’azienda Just Italia. Quest’ultima vende nel nostro Paese cosmetici svizzeri con il metodo della dimostrazione a domicilio e ha deciso di devolvere 1,50 euro per ogni cofanetto di tre cosmetici naturali venduto (valore 18 euro), battezzato come ‘MeraVigliose Speranze’ – che riprende e ripensa la sigla delle microvescicole, MVs. A questo aiuto diretto, si somma secondo Marco Salvatori, presidente della Fondazione, un “aiuto indiretto” di Just Italia che nella relazione con i clienti porta avanti “un’azione di divulgazione e conoscenza” della malattia.
Anna Serafini