Un vaccino anti-Coronavirus potrebbe arrivare già a dicembre, . “Se tutti i test saranno positivi, per quella data distribuiremo il primo stock alle fasce più deboli”, ha detto all’Ansa il presidente di Irbm, Pietro di Lorenzo. La sua azienda sta collaborando con la Oxford University e lo Jenner Institute per la finalizzazione del vaccino ChAdOx1 nCoV-19. E, per un’eventuale produzione e distribuzione, oggi le parti hanno annunciato un accordo con la multinazionale AstraZeneca. L’azienda curerà l’operazione senza margini di profitto per tutta la durata della pandemia.
Intanto, in Italia continua la flessione della curva epidemiologica, con dati mai così bassi. Ieri sera il bollettino della Protezione Civile ha parlato di un nuovo caso ogni trenta tamponi. Il totale giornaliero è di 2.061 contagiati in più, con un calo complessivo di malati di 548 unità, a fronte di 2.311 guariti e 323 morti. La regione più colpita resta la Lombardia, dove l’incremento dei casi è stato di 411 unità.
E proprio dalla Lombardia continuano a provenire sospetti sulla diffusione della malattia prima del “paziente uno”. Ieri gli esperti della task force lombarda avevano parlato di 1.200 casi antecedenti, scoppiati fino almeno un mese prima del 21 febbraio. Il virus, insomma, circolava già da fine gennaio. Un’ipotesi approfondita ulteriormente dal Corriere della sera, che cita uno studio secondo il quale la malattia non avrebbe risparmiato i bambini.
Più di un pediatra a Milano, infatti, ha riscontrato polmoniti insolite a gennaio. Per questo, l’ospedale dei Bambini “Buzzi” ora cercherà indizi per capire se il Covid si sia diffuso prima tra i pazienti in età pediatrica. Effettivamente, c’erano “quadri clinici a cui non si riusciva a dare nome e cognome”, ha spiegato Gian Vincenzo Zuccotti, direttore responsabile del pronto soccorso pediatrico della struttura. E anche dall’Ospedale Sacco gli infettivologi hanno fatto sapere che la diffusione della malattia andrebbe retrodatata.
Un report dell’Inail, infine, riferisce di oltre 28mila contagi di origine professionale, denunciati dallo scorso febbraio al 21 aprile. Il 45,7% riguarda i “tecnici della salute” (infermieri, fisioterapisti), seguiti da operatori socio-sanitari (18,9%) e medici (14,2%). La ministra del Lavoro Nunzia Cavallaro, comunque, ha ribadito che “il Governo lavora in sinergia con tutte le istituzioni coinvolte nella gestione dell’emergenza”. L’obiettivo, infatti, è che “la graduale ripresa avvenga in condizioni di massima sicurezza per tutti”. Va ricordato, inoltre, che le stime in questione non comprendono alcune delle categorie più colpite, come i medici di famiglia. Loro, infatti, non sono assicurati all’Inail.