HomeCultura Matrimoni misti e integrazione. Intervista a Abdellah Redouane del Centro culturale della Moschea di Roma

Matrimoni misti e integrazione. Intervista a Abdellah Redouane del Centro culturale della Moschea di Roma

di Claudia Nardi21 Maggio 2013
21 Maggio 2013

In una sala della Moschea di Roma, il Segretario generale del Centro Culturale della Grande moschea di Roma, Abdellah Redouane, riflette insieme ai giornalisti di LumsaNews sulla realtà sociale e spirituale del vivere da musulmani in Italia oggi. Sottolineando la diversità intrinseca delle diverse fedi, Redouane riconosce che la vera via per una multiculturalità effettiva ed efficace non è la discriminazione attiva, come la proposta di una classe per soli arabi a Milano, ma è invece nella valorizzazione della cultura repubblicana che la scuola italiana dovrebbe mettere al primo posto.
Infine, concentrandosi sulla realtà dei matrimoni tra persone di fede diverse il segretario ammette l’esistenza di oggettive difficoltà che rischierebbero di incrinare il rapporto tra i coniugi; per questo motivo invita a ragionare a mente lucida sulla possibilità di unirsi con un vincolo così forte, piuttosto che farsi trascinare dal sentimento.
Con l’elezione di Papa Bergoglio si aprono nuovi scenari per il rapporto interreligioso?
«Assolutamente sì Qualche giorno dopo il suo insediamento, il Papa ha espresso il fermo desiderio di aprire una nuova pagina con i musulmani. Nel suo discorso ha insistito sulla centralità del Dio unico, che per noi ha una valenza irrinunciabile. Bisogna andare avanti condividendo valori universali, sia culturali sia cultuali: come la centralità e l’unicità e di Dio.
Si può sostenere un parallelo tra la Francia e l’Italia sul piano dei rapporto con il mondo islamico? Per il problema dell’integrazione l’esempio del Liceo agnesi, con una classe per soli arabi, è un modello positivo?
«Credo proprio di no. Per più di una ragione. La prima è il contesto socio-storico. Non dimentichiamo che la Francia ospita i due terzi dei suoi immigrati di origine maghrebina. La Francia era un paese coloniale e le ferite della colonizzazione non sono ancora guarite. Secondo punto, la tradizione dell’immigrazione italiana è recente e l’Italia non era un paese colonizzatore a parte una parentesi in Libia e Somalia ed Eritrea, ma non rimane un impero coloniale. Non abbiamo ferite del passato che si trascinano nel presente. L’altro paragone da non fare è che l’Italia è molto più vicina alla sponda sud del mediterraneo Una opinione personale.
«Sulla scuola per soli arabi – ha continuato Redoaune – penso che si debba difendere la forma repubblicana, vuol dire la scuola di tutti e non delle scuole dove ristampiamo una forma di discriminazione sotto motivi ingiustificati secondo me. È una strada sbagliata. La scuola rimanga repubblicana e italiana».
Sempre in tema di integrazione, il matrimonio interreligiosi è al centro di un dibattito aperto. Come superare le eventuali difficoltà?

«I matrimoni interreligiosi sono una realtà; restano le difficoltà nel dopo cerimonia. Ci sono dei precetti religiosi che non sono facilmente rimuovibili, ma penso che quando un uomo e una donna si incontrano, parlo della realtà dei fatti, non pensano alla religione prima; ma dopo hanno da confrontarsi coi precetti di fede. Io gli consiglio di pensare prima a tutte le ricadute di tipo culturale e cultuale e di non subire il diktat del sentimento».
Sull’8 per mille si è aperta un confronto con le istituzioni. Quali sono gli sviluppi’
«Questa non è una richiesta ma una discussione con il sindaco Giani Alemanno; sapendo che il sindaco non è soltanto il primo cittadino, ma è anche stato una carica importante nel governo, e un esponente della destra. Dunque abbiamo parlato con lui come esponente politico. Sapendo che la questione dell’otto per mille non è essenziale, ma è importante bisogna avviare un processo di trattative e di negoziazione per arrivare alla firma di una intesa con lo Stato italiano. Questa non è prerogativa del sindaco ma del Governo, del Parlamento e del Presidente della Repubblica».

 

Claudia Nardi
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