Khalifa Haftar prova a fare un passo in più, ma appare sempre più isolato a livello internazionale. In difficoltà sui campi di battaglia vicino a Tripoli, dove risiede il governo guidato da Sarraj (riconosciuto dall’Onu), il leader della Cirenaica ha defenestrato il Parlamento di Tobruk e si è autoproclamato in televisione nuovo capo della Libia.
La mossa, però, non ha ricevuto alcun supporto, nemmeno da chi ha finora appoggiato Haftar. “Non approviamo”, ha detto il ministro degli Esteri russo, Lavrov. “Va cercato un accordo politico”, ha sottolineato l’Egitto, considerato dai rapporti dell’Onu come uno dei suoi fornitori di armi.
Il generale considera alcune manifestazioni di piazza che si sono svolte negli ultimi giorni, in seguito a un suo appello, come “un mandato popolare per occuparsi di tutto il Paese”. Per gli uomini del governo di Tripoli, è solo un passo per camuffare le sconfitte dell’ultimo periodo. L’assalto di Haftar in Tripolitania, infatti, non è mai andato a buon fine e, in più, ha anche perso città strategiche sulla costa occidentale, verso il confine con la Tunisia.
Anche nella stessa Cirenaica, sembra che la situazione stia sfuggendo di mano. “Il ribelle Haftar si è rivoltato anche contro i corpi politici che un giorno l’hanno legittimato”, ha dichiarato il Consiglio presidenziale di Sarraj, in riferimento alla delegittimazione del Parlamento di Tobruk, presieduto da Aqila Saleh, il quale aveva ricevuto il plauso della missione di supporto Onu in Libia per una sua proposta di dialogo tra i due governi.
Il capo della missione Onu, Stephanie Williams, ha ribadito che il governo riconosciuto è quello di Sarraj. Una posizione riaffermata dall’Italia: “Ogni decisione sul futuro della Libia va presa in via consensuale e democratica nel solco dell’Accordo Politico di Skhirat del 2015”. Gli Stati Uniti si sono detti “rammaricati” per la presa di posizione di Haftar.