L’esecutivo brasiliano scricchiola sotto i piedi del suo presidente Jair Bolsonaro. Eletto nel 2018 dalla destra del paese, Bolsonaro si è presto guadagnato l’appellativo del “Trump sudamericano”. Proprio come l’inquilino della Casa Bianca, Bolsonaro ha assunto una gestione populista e confusa del coronavirus.
Ma le difficoltà per l’esecutivo carioca sono diventate più evidenti con il cambio della guardia al ministero della Salute, quando Henrique Mandetta è stato rimosso dal suo incarico per divergenze sulla gestione del Covid-19, e con le dimissioni del ministro della Giustizia Sérgio Moro. Il dimissionario guardasigilli è quell’ex magistrato simbolo dell’inchiesta Lava Jato che fece emergere il sistema di tangenti all’interno dell’azienda petrolifera statale Petrobras e portato all’arresto, fra mille polemiche, dell’ex Presidente brasiliano Lula.
Moro ha lasciato il governo sbattendo la porta dopo la nomina di Alexandre Ramagem a nuovo capo della polizia: la nomina è stata scelta direttamente da Bolsonaro, che lo ha incaricato di informarlo direttamente anche su alcune inchieste anticorruzione in corso, comprese quelle che riguardano i figli del presidente. Ramagem, capo dell’agenzia di intelligence del Brasile è stretto amico del figlio del presidente, Carlos Bolsonaro.
Secondo quanto riporta il Folha de São Paulo, uno dei principali quotidiani del paese, in un’indagine federale gli investigatori hanno identificato Carlos, esperto di social media, come uno dei presunti membri chiave di diffusione di notizie false o imbarazzanti nei confronti degli avversari politici di Bolsonaro, anche attraverso l’uso di bot.
Il fratello, Flavio, rischia ancora di più: è accusato di aver usato fondi pubblici per pagare gli stipendi di due collaboratori (entrambi ex ufficiali della Polizia militare, incarcerati dalla consigliera comunale e attivista sociale Marielle Franco, uccisa nel 2018) quando era deputato regionale a Rio, realizzando una grande speculazione edilizia con riciclaggio di denaro, frutto di tangenti e estorsioni.
Nella sua esplosiva conferenza stampa di addio, Moro ha affermato di lasciare il Governo a causa dell’inaccettabile interferenza politica di Bolsonaro nella polizia federale del Brasile. “Nemmeno durante le mie indagini sulla Petrobras, il Presidente dell’epoca (Dilma Rousseff, ndr), nonostante le accuse contro la sua parte politica, aveva osato interferire”.
Bolsonaro, che voleva essere regista delle indagini per coprire se stesso e i suoi figli, ora rischia un procedimento di impeachment contro di lui in Parlamento. La Corte Suprema del Brasile ha autorizzato un’inchiesta sul presidente per le accuse mosse dall’ex ministro della Giustizia per aver cercato di interferire con le indagini della polizia. Il giudice Celso de Mello ha concesso alla polizia federale 60 giorni per interrogare Moro sulle sue accuse esplosive.
Mentre l’opposizione appoggia la richiesta di impeachement Drago Kos, capo del settore anticorruzione dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione (Osce), si è detto interessato a conoscere nel dettaglio le reali vicende del caso. Il mondo rimane a guardare l’ennesimo scandalo brasiliano, mentre il presidente continua a minimizzare i rischi sul coronavirus e a invitare la popolazione a tornare al lavoro.