Le nuove misure in vigore dal 4 maggio annunciate in conferenza stampa dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte sulla tanto attesa Fase 2 hanno segnato una frattura tra l’esecutivo e la Chiesa italiana. Nel varo del nuovo decreto è stato rinnovato il divieto della celebrazioni liturgiche, sulla base delle indicazioni del Comitato tecnico scientifico, secondo cui la partecipazione dei fedeli comporta criticità ineliminabili.
La decisione ha fatto insorgere la Cei (Conferenza Episcopale Italiana), che sperava di aprire le porte delle chiese ai fedeli. I vescovi italiani avevano nutrito speranza nelle parole del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese che, nelle scorse settimane, aveva affermato attraverso le pagine del quotidiano cattolico Avvenire la volontà dell’esecutivo di valutare “nuove misure per consentire il più ampio esercizio della libertà di culto”.
Ed è proprio da questo punto che parte la battaglia della comunità episcopale. Nella serata di ieri, dopo la conferenza del premier, la Cei ha subito diffuso una durissima nota su “Il disaccordo dei vescovi”, in cui si evoca addirittura la violazione della “libertà di culto”, chiedendo quindi una deroga anche per le messe, sulla base di quanto fatto per le celebrazioni dei funerali (a cui potranno partecipare comunque un numero limitato di persone, solo i parenti stretti).
“L’esercizio del culto religioso è un diritto fondamentale – afferma a LumsaNews il Vescovo di Chieti, Bruno Forte – garantito dall’articolo 19 della Costituzione e che non può essere violato”. Monsignor Forte lancia un appello al governo affinché permetta ai fedeli di partecipare alle messe, pur osservando le norme per limitare il contagio del coronavirus. “Sarà una responsabilità della Chiesa far osservare tutte le misure di contenimento del contagio, come quella di evitare il segno di pace”, ha affermato il Vescovo di Chieti.
Il duro attacco della Cei ha portato il governo a dichiarare che “già nei prossimi giorni si studierà un protocollo che consenta quanto prima la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche in condizioni di massima sicurezza”.
Il premier Conte deve però rispondere anche alle critiche mosse dall’interno dell’esecutivo. La ministra per le Pari opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, prende le distanze dal provvedimento e si affida a Twitter per esprimere il suo disappunto: “In sicurezza si potrà visitare un museo ma non si può celebrare una funzione religiosa? Questa decisione è incomprensibile. Va cambiata”.
In sicurezza si potrà visitare un museo ma non si può celebrare una funzione religiosa? Questa decisione è incomprensibile. Va cambiata.
— Elena Bonetti (@elenabonetti) April 26, 2020
Il 4 maggio è vicino e Conte deve presto una road map precisa e consolidare il rapporto tra Stato e Chiesa.