Nel 2020 il Pil italiano si attesterà sul -8%, mentre il rapporto con il deficit salirà al 10,4%. È quanto emerge dalla prima bozza del Mef (Documento di economia e finanza) che, con qualche giorno di ritardo rispetto alla prassi, sta per arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri, non prima della riunione tra il premier Giuseppe Conte e il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri.
Secondo il documento ci dovrebbe essere un lieve miglioramento nel 2021, secondo le stime governative: il Pil avrà un rimbalzo della crescita di +4,7% e il rapporto tra deficit/Pil scenderà al 5,7%. Il debito pubblico, al lordo dei sostegni, salirà al 155,7% nell’anno corrente per poi scendere al 152,7% nel 2021. I numeri stilati sono ancora più preoccupanti se visti alla luce di quelli del 2019: si è perso, infatti, l’8,1% del Pil, l’8% nel rapporto tra il deficit e il Prodotto interno lordo e, ancora, il 19,3% del debito pubblico.
Nella relazione al Parlamento per lo scostamento di bilancio si incrementa di 55 miliardi il finanziamento in deficit, pari a circa 3,3 punti percentuali del Pil, per il 2020 e 24,6 miliardi (1,4% del Pil) per il 2021. Ulteriore stop agli aumenti dell’Iva e delle accise, previsti dalla legislazione vigente, la vecchia legge di bilancio, per il primo gennaio 2021.
Lo spread
I segnali incoraggianti non arrivano neanche dallo spread. Il differenziale tra titoli di stato italiani e tedeschi a 10 anni segna in avvio di giornata 255 punti base, contro i 241 di ieri sera, aggiustati fino ai 250 a mattinata in corso.
L’attesa per il rating di Standard&Poor’s
In giornata potrebbe arrivare anche la mazzata dell’agenzia di rating Standard&Poor’s, che potrebbe declassare a junk – spazzatura, per intenderci – i titoli di Stato dell’Italia. Un rischio concreto che sta avendo ripercussioni soprattutto su Piazza Affari.
“Mi aspetterei che l’agenzia tenga conto che il mondo è diverso rispetto alla situazione pre-Covid: so che non sarà facile, ma non possono esserci solo meccanismi”, ha dichiarato l’ex titolare del Mef, Pier Carlo Padoan. “Il mondo è cambiato e non per colpa dell’Italia”, ha ribadito l’ex ministro nella conference call organizzata da Muzinich, la società di investimento istituzionale specializzata nel credito corporate pubblico e privato mondiale.