La crisi del petrolio apre scenari infausti per l’economia mondiale. Con la domanda di greggio ridotta all’osso, a causa del blocco dell’economia mondiale per il Coronavirus, ieri per la prima volta nella storia, il prezzo dell’oro nero americano è sceso sotto lo zero. Lunedì sera la borsa di New York ha chiuso scambiando un barile di West Texas Intermediate (Wti) alla cifra shock di -37,63 dollari, mentre questa mattina i mercati europei hanno cominciato le contrattazioni piazzandolo a 2 dollari.
Una situazione dettata dall’incapacità dei produttori di riuscire a stoccare il petrolio nei propri depositi ormai saturi, malgrado il taglio all’estrazione delle scorse settimane. Quotazioni negative che comunque si riferiscono alle commesse previste per il mese di maggio, mentre quelle di giugno continuano a viaggiare sui 20 dollari al barile, in vista di una possibile ripartenza dell’economia mondiale.
E la contingenza negativa non ha influito soltanto sul mercato del greggio. Questa mattina le borse europee hanno aperto tutte in deciso calo, tirate giù dalla bufera petrolifera: Milano ha iniziato le contrattazioni in perdita dell’ 1,47%, ma arrivando a cedere anche 2,25 punti, con i titoli del comparto energetico che sono evidentemente i più colpiti dalla crisi dell’oro nero. Eni e Saipem fanno registrare entrambe cali che sfiorano il 4,5%. Francoforte cede intorno ai 2 punti percentuale, così come Parigi, mentre Madrid registra un -1,38%.
Gli andamenti economici mondiali non favoriscono l’Italia nemmeno sul mercato dei titoli di stato. Continua a salire la differenza di rendimento tra Btp Italia e i Bund tedeschi a 10 anni. Lo spread è cresciuto inesorabilmente nel corso di tutta la mattinata, arrivando a sfiorare i 250 punti.