L’ Italia procede – più o meno spedita – verso la fase 2 dell’emergenza Coronavirus. Si parla quotidianamente di quando inizierà e di come prepararsi, di cosa riaprire e in che modo, di come garantire la sicurezza ai cittadini. Ma, al momento, siamo tutti in attesa dell’arrivo del 4 maggio, giorno in cui si inizierà a tornare alla normalità. In quella occasione molti genitori torneranno al lavoro e avranno un problema enorme da gestire, così come lo hanno avuto quotidianamente in questi mesi di quarantena: chi bada ai bambini?
Con le scuole chiuse fino a data da destinarsi – probabilmente settembre – c’è un esercito di mamme e papà che non sa come organizzarsi per gestire i propri figli in modo sicuro. Già oggi, secondo i dati elaborati da Yoopies, il 75% dei genitori fa fatica a portare a termine il lavoro per badare ai bambini, mentre solo uno su quattro dice di essersi organizzato in modo da poter svolgere adeguatamente la propria professione.
Nella metà delle famiglie italiane entrambi i genitori sono a casa, in sospensione dall’attività lavorativa o impiegati in smart working, mentre solo nel 13% dei casi lavorano tutti e due fuori. Dopo il 4 maggio quest’ultima percentuale salirà al 53%, ma nel restante 47% dei casi almeno uno dei due genitori riuscirà a rimanere a casa con i figli.
Secondo il report di Yoopies, che ha chiesto direttamente alle mamme e ai papà, nel caso in cui entrambi lavoreranno fuori casa il 50% si rivolgerà a baby sitter per gestire i bambini, il 30% ad amici e parenti e il 20% non ha ancora una soluzione al problema. Mentre nelle famiglie in cui un genitore potrà restare con i figli, nella metà dei casi dovrà continuare a lavorare in smart working.
Una famiglia su tre a prescindere non assumerà un baby sitter perché lo ritiene troppo pericoloso per il rischio contagio. Solo il 21% dei genitori ha fatto domanda per il bonus previsto dal governo, mentre il resto si divide tra chi non ne usufruirà, chi pensa di chiederlo e chi non ne conosceva nemmeno l’esistenza. Sul bonus baby sitter arriva però un’indicazione chiara dal sondaggio: il 67% – due famiglie su tre – lo ritiene insufficiente, mentre solo il 9% pensa sia soddisfacente.