Fa emergere ancora numeri tragici l’emergenza Coronavirus nelle residenze sanitarie assistenziali (Rsa) e in altre strutture dedicate a trattamenti medici, come quelle che ospitano i disabili (Rsd) o i pazienti psichiatrici (Rsp). E’ in questi luoghi che il Covid-19 prolifera rapidamente, provocando numerose vittime.
Il caso del Pio Albergo Trivulzio, la Rsa milanese, dove sembrerebbe che il mancato rispetto delle norme anti-Coronavirus abbia provocato una strage con almeno 143 decessi accertati da marzo, non è isolato. In tutto il Paese si segnalano situazioni critiche analoghe e secondo l’Istituto Sanitario nazionale sarebbero addirittura 6000 (il doppio di quelli fin qui accertati) i decessi avvenuti nelle Rsa da inizio febbraio in Italia.
I casi della residenza psichiatrica e della casa di riposo a Genova
La residenza per pazienti psichiatrici Skipper, situata a Genova e accreditata con la Regione Liguria, è un autentico focolaio. Allo stato attuale sono attestati 3 morti, con 38 positivi su 40 ospiti totali. Nel tentativo di arginare il problema, la direzione della Rsp ha fatto trasferire i pazienti malati nei vicini centri Covid e attuato diverse sanificazioni ambientali. Inoltre i vertici della struttura hanno affittato tre appartamenti in zona a favore degli operatori sanitari, possibili casi positivi, evitando loro di rientrare a casa con il rischio di contagiare i familiari. La direzione rivendica inoltre di avere attuato i protocolli indicati dalla Asl e di aver utilizzato i dispositivi di protezione individuale, benché “difficili da reperire”.
Sempre nel capoluogo ligure un’altra emergenza: nella casa di riposo San Camillo, di proprietà dell’omonima fondazione milanese, si attestano 46 morti su 136 ricoverati complessivi, praticamente uno su tre. Il primo ospite è deceduto il 26 febbraio e per un’infermiera della struttura “sembrava una morte comune”, il giorno dopo però c’è stata già un’altra vittima, e poi una escalation.
Mercoledì è morto un operatore sanitario e due sue colleghe sono attualmente in ospedale. Una rappresentante sindacale denuncia la carenza di guanti, mascherine e tute monouso per i dipendenti della struttura. I parenti delle vittime denunciano un “nuovo caso Trivulzio”, annunciando “un’azione legale comune”. Il Codacons ha chiesto alla Procura di Genova di impedire la cremazione dei corpi dei deceduti nelle case di riposo liguri per rendere possibili autopsie complete, al fine di accertare le reali cause del decesso ed eventuali mancanze delle strutture sanitarie.
Le Rsa di Trani
Sotto accusa alcune residenze sanitarie assistenziali pugliesi. La Procura di Trani ha avviato un’indagine sull’Opera Don Uva di Bisceglie, per capire se sono state rispettate le misure anti Coronavirus in una struttura con all’attivo 46 contagiati (37 pazienti e 9 operatori sanitari). Gli inquirenti si occuperanno anche delle Rssa Opere Pie Riunite Bilanzuoli-Corsi Falconi-Ciani di Minervino Murge e della Rsa San Giuseppe di Canosa di Puglia. La prima struttura ha all’attivo 40 casi positivi (30 pazienti e 10 tra operatori sanitari e religiosi), nella Rsa di Canosa di Puglia invece sono stati accertati 47 contagiati e tre decessi. La Procura di Trani sta valutando se queste Rsa hanno adempiuto o meno alle procedure di sicurezza dettate dal Governo, nei modi e tempi prestabiliti.
“No alla criminalizzazione delle Rsa”
Stamattina il direttore scientifico dell’Istituto Spallanzani di Roma, il dottore Giuseppe Ippolito, è intervenuto per difendere le Rsa italiane, secondo una grossa fetta di opinione pubblica rivelatesi con l’emergenza Coronavirus delle trappole per anziani e soggetti deboli, a causa di mancati controlli e violazioni delle norme sanitarie. Secondo Ippolito la “criminalizzazione delle Residenze sanitarie per anziani è controproducente, perché le Rsa sono state autorizzate dal Servizio Sanitario Nazionale”. Il direttore scientifico ammette la diversità delle situazioni “da cose bellissime a lager”, invocando “criteri etici e regole uguali in tutta Italia”. Ippolito ha anche polemizzato con le precedenti politiche sanitarie parlando di “depotenziamento della sanità pubblica a favore di un privato che ha pensato solo al business”.