Il timore che la decisione di Vladimir Putin di inviare aiuti per contrastare l’emergenza Covid all’Italia si riveli anche una spedizione di forze militari diventa un caso internazionale.
Domenica scorsa, infatti, è atterrato a Pratica di Mare il contingente russo. Un totale di 15 voli speciali dell’aviazione militare di trasporto della Russia con gli specialisti, attrezzature e mezzi sanitari a bordo. Tra i 122 professionisti a bordo, ci sarebbero 66 membri delle Forze di protezione dalle radiazioni, chimiche e biologiche (NBC), come dichiarato da Sergej Razov, ambasciatore russo a Roma.
Anche l’ex capo del battaglione Nato di reazione rapida, Hamish De Bretton-Gordon, uno tra i tre o quattro massimi esperti europei di armi biologiche e chimiche e di intelligence, ha spiegato, in un’intervista rilasciata al quotidiano La Stampa quanto sia strana la presenza di queste forze della NBC.
In primo luogo perché “gli italiani sono in prima linea nella difesa delle armi chimiche e biologiche nella Nato e non hanno quasi bisogno dei consigli dei russi”. Poi si tratta di un’unità molto specializzata, e più di cento uomini sono un numero molto significativo. In più “tutto questo sarebbe inimmaginabile in qualsiasi altra situazione, avere queste truppe russe altamente addestrate in un paese della Nato”.
De Bretton-Gordon ha sottolineato sia la stranezza di questa situazione, passata sicuramente inosservata perché sovrastata dall’emergenza Covid-19, sia il fatto che tra gli specialisti ci sarebbero ufficiali del GRU, i servizi di intelligence della Federazione Russa.
“I servizi di intelligence russi cercano sempre di ottenere informazioni sui paesi della Nato e le attività di intelligence non saranno sospese certo a causa dell’emergenza Covid. Non perderanno un’occasione come questa per raccogliere informazioni ha spiegato l’ex capo Nato.
Gli articoli pubblicati su La Stampa hanno suscitato una dura reazione della Russia. Ieri sera il portavoce del ministero della Difesa russo, Igor Konashenkov, ha puntato il dito contro una serie di articoli pubblicati sul quotidiano torinese, a firma di Jacopo Iacoboni che hanno fatto notare le stranezze della presenza delle forze russe in Italia. “Per quanto riguarda i rapporti con i reali committenti della russofobia de La Stampa, i quali sono a noi noti, raccomandiamo loro di fare propria un’antica massima: Chi scava la fossa, in essa precipita. Per essere più chiari: Bad penny always comes back”. È quanto si legge sulla pagina Facebook dell’Ambasciata russa a Roma.