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Il numero dei positivi
due volte e mezzo superiore
a quello ritenuto ufficiale

Secondo i dati della fondazione Gimbe

conosciamo solo la punta dell'iceberg

di Giorgio Saracino31 Marzo 2020
31 Marzo 2020

Medici e infermieri al lavoro nel reparto di riabilitazione polmonare per pazienti Covid 19 eseguendo esercizi per la respirazione all'ospedale Zappatoni di Cassano d'Adda, 27 Marzo 2020. Ansa/Andrea Canali

Tutti i giorni alle 18 arriva il bollettino: i nuovi contagi, i guariti e i deceduti. Il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli li comunica in conferenza stampa, dopo che le venti regioni li inviano al Dipartimento. Ma il numero su cui si è sempre piuttosto scettici è tanto quello dei contagiati quanto dei deceduti. Perché, nel dato ufficiale, è calcolato il totale dei pazienti risultati positivi al tampone per il Coronavirus. Ma, tra asintomatici e sintomatici lievi, a molti questo test non viene effettuato. Se il dato dei pazienti positivi comunicato dal numero uno della Protezione Civile ha superato ieri le sei cifre (101.739 totali e 75.528 attuali), il numero dei cosiddetti sommersi potrebbe essere di molto superiore.

“Dei possibili casi di contagi sommersi in Lombardia non ne abbiamo idea, direi una stupidata” – ha detto il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana – “Questa è una malattia particolarmente anomala, che nell’80% dei casi dà sintomi che sono meno di quelli dell’influenza e quindi è chiaro che ci siano stati casi in passato di cui non ci siamo minimamente accorti”. E infatti, secondo uno studio della Fondazione Gimbe del 26 marzo – quando i casi ufficiali erano 80.539 – i pazienti non censiti sarebbero stati ben 128mila, portando il totale a 208mila, con un conseguente abbassamento del tasso di letalità al 3,9 per cento, rispetto all’attuale 8% circa.

Oltre duecento mila infetti, quindi: un numero più di due volte e mezzo superiore (+158%) a quello dichiarato, che – nel caso in cui le proporzioni siano rimaste costanti in questi giorni – porterebbe il totale ufficioso dei positivi a 250mila.

Non solo i malati sommersi. Anche il dato dei decessi potrebbe non essere corrispondente a quello reale: tra coloro che sono morti in casa per cause “naturali”, ce ne sono anche tanti a cui non si è fatto tempo a eseguire un tampone. A Zogno ad esempio, un paese vicino all’epicentro dell’epidemia bergamasca, al 21 marzo erano venti i pazienti morti ufficialmente di Covid-19. Eppure nello stesso paese c’erano stati 78 decessi.

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