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HomeCronaca La Cassazione condanna il clan degli Spada per racket case popolari

La Cassazione condanna
il clan degli Spada per il
racket delle case popolari

Confermati oltre 50 anni di carcere

e l'aggravante del metodo mafioso

di Federica Pozzi31 Marzo 2020
31 Marzo 2020

L’emergenza Coronavirus non ferma la giustizia. La Corte di Cassazione, nell’udienza di ieri mattina nell’aula della Seconda sezione penale di Roma, ha confermato le condanne emesse in appello a sette imputati del clan Spada nel processo legato al racket delle case popolari, nella zona di Ostia Ponente.

Le indagini erano partite nell’ottobre del 2015 quando, davanti ad un supermercato di Ostia, Massimo Cardoni, detto “Baficchio”, era stato ferito in un agguato con due colpi di pistola.

Subito è stato chiaro agli investigatori che dietro al movente di quella gambizzazione c’era la contrapposizione tra il clan emergente degli Spada e la compagine dei Baficchio-Galleoni. Dall’inchiesta sono emerse vicende di sfratti forzosi dalle case popolari, minacce e intimidazioni varie.

I giudici della Corte d’Appello di Roma, il 21 dicembre 2018, avevano condannato gli imputati a pene per un totale di 50 anni di carcere. Le accuse contestate nel processo nato dall’inchiesta della Dda, con i pm Ilaria Calò e Eugenio Albamonte, andavano dalle minacce alla violenza, dagli sfratti da alloggi popolari a una gambizzazione.
La Suprema Corte ha respinto il ricorso di Massimiliano Spada (13 anni e 8 mesi di carcere), Ottavio Spada (5 anni), Davide Cirillo (6 anni e 4 mesi), Mirko Miserino (6 anni e 4 mesi), Maria Dora Spada (7 anni e 4 mesi), Massimo Massimiani (11 anni) e Manuel Granato (6 anni e mezzo).

Ricorsi respinti perché, secondo l’accusa, i fatti contestati sono stati compiuti per affermare la “supremazia” del clan sul territorio di Ostia, utilizzando il modo tipico dei gruppi mafiosi.

Con il suo verdetto, la Seconda sezione penale della Cassazione ha quindi convalidato la sentenza emessa dalla Corte di Appello di Roma nel dicembre 2018.

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