#Iorestoacasa. Sì, ma per quanto ancora? Sono passate tre settimane da quando ci è stato consigliato di rimanere nelle nostre abitazioni. Una ventina di giorni da quando bar e ristoranti hanno dovuto abbassare la serranda. La quarantena e la chiusura delle attività iniziano a pesare, soprattutto per chi – tra imprenditori e gestori – non guadagna, ma spende. “Siamo ancora nel pieno dell’epidemia. Sarebbe un grave errore abbassare la guardia”, ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza. Venerdì prossimo – il 3 aprile – sarebbe dovuto terminare il lockdown. E invece tutto lascia pensare che l’isolamento durerà ancora a lungo. Di questo si discuterà oggi durante la riunione del comitato tecnico-scientifico, che poi riferirà al commissario per l’emergenza Angelo Borrelli quali potrebbero essere le nuove misure per fronteggiare il Coronavirus.
Pur essendo arrivati a 10.779 decessi, negli ultimi tre giorni si è verificato un calo, sia del numero delle vittime sia dei ricoveri in terapia intensiva. “Si tratta di grandi cambiamenti nell’ordine del 10-15 per cento, che dipendono dalle misure messe in atto e da un sistema sanitario che funziona” – ha detto uno dei membri del Comitato tecnico scientifico, lo pneumologo Luca Richeldi – “Sono dati che ci devono far riflettere e ci incoraggiano”. Ma, ha continuato, “la battaglia è molto lunga”. Ancora il ministro Speranza: “Sbagliare i tempi ci precipiterebbe indietro e bruceremmo tutto quello che abbiamo ottenuto”.
Secondo uno studio dell’Istituto Mario Negri di Bergamo, elaborato in collaborazione con l’Istituto Superiore di Scienze Sociali di Parigi, infatti entro la fine di aprile potrebbero essere 115mila le persone in età lavorativa dichiarate infette mediante tampone. Un numero molto elevato per poter pensare che si possa dare il via libera a una riapertura delle attività. Senza considerare le persone a cui il tampone non viene effettuato – perché asintomatici o perché con sintomi lievi – che rimessi in circolazione potrebbero nuovamente infettare chi entra a contatto con loro, facendo ripartire il virus. Anche perché, se un malato grave può diffondere il Covid-19 per 20 giorni, il periodo per un infettato “lieve” può durare cinque settimane.
Chissà, quindi, quando le porte delle nostre case torneranno ad aprirsi.