Licenziati e bloccati in Australia. I giovani italiani che hanno perso il lavoro dopo il lockdown deciso dal governo di Canberra ora sono fermi nel down under state, senza neanche avere accesso alle coperture di sicurezza sociale (come il sussidio di disoccupazione). E dall’Ambasciata d’Italia fanno sapere che “al momento non sono previsti voli speciali di rientro verso l’Italia dall’Australia”, ma che è in atto un costante lavoro per tenere aperte le tratte attualmente disponibili e a prezzi accessibili. Non è sufficiente però per i parlamentari del Pd Francesco Giacobbe e Nicola Carè, che hanno scritto al ministro degli Esteri Luigi Di Maio chiedendo un intervento diplomatico.
I nostri connazionali bloccati fanno parte di quel milione e mezzo (circa) di licenziati in Australia. È il risultato del blocco da Coronavirus, che ormai ha colpito – ufficialmente, e secondo i dati della John Hopkins University – quasi mezzo milione di persone nel mondo, arrivando ieri anche a Buckingham Palace, al principe Carlo precisamente. Dall’altra parte dell’Oceano invece, negli Usa, il numero delle vittime ha superato quota mille, e i casi positivi sono quasi 70mila, di cui la metà nello Stato di New York. Sempre in America, ma nell’altro emisfero, 91 sono positivi in Venezuela. In Brasile invece il presidente Jair Bolsonaro è tornato a opporsi alle restrizioni.
Attraversando l’Oceano – quello Pacifico stavolta- si vola in Corea del Sud, dove i nuovi positivi al Covid-19 sono 104, portando il numero totale a 9.241. In Cina invece i nuovi contagiati dal Coronavirus sono 67; 542 i contagi di ritorno. Una pandemia che ormai è una minaccia per “l’intera umanità”, come definita dalle Nazioni Unite, annunciando uno stanziamento di 2 miliardi di dollari per combattere la malattia in Sud America, Africa, Asia e Medio Oriente.
Proprio qui non tutto è chiuso: il Santo Sepolcro a Gerusalemme continuerà a essere aperto, ma solo per i riti e solo per le persone destinate agli stessi: “Le celebrazioni delle Comunità, la greco-ortodossa, la latina, l’armena – hanno detto i tre Capi cristiani delle Chiese che governano il luogo santo – continueranno regolarmente, anche se per ragioni di sicurezza e per evitare il rischio di diffusione del virus, il numero dei partecipanti sarà limitato a poche persone e la Basilica sarà accessibile solo durante la liturgia”.