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HomeCultura “Tagli al capitale umano, sprechi e troppi litigi. Chiediamo investimenti seri”

"Tagli al capitale umano
sprechi e troppi litigi
Chiediamo investimenti seri"

Cartabellotta (GIMBE) a Lumsanews

"Cittadini modifichino stili di vita"

di Massimiliano Cassano26 Marzo 2020
26 Marzo 2020

Nel vostro Report del 2019 si parla di tagli “negli ultimi 10 anni”. Di cosa si tratta?

“Il finanziamento pubblico al Servizio Sanitario Nazionale è stato decurtato di oltre 37 miliardi, di cui circa 25 miliardi nel 2010-2015 per tagli conseguenti a varie manovre finanziarie ed oltre 12 miliardi nel 2015-2019, quando alla Sanità sono state destinate meno risorse di quelle programmate per esigenze di finanza pubblica. In 10 anni è aumentato di 8,8 miliardi, crescendo in media dello 0,9% annuo, tasso inferiore a quello dell’inflazione media annua, che è dell’ 1,07%”.

Su cosa si è deciso di spendere meno?

“I tagli sono stati scaricati prevalentemente sul capitale umano, ma si è preteso di garantire un insieme di prestazioni sanitarie troppo ampio. Nel frattempo persistono sprechi e inefficienze, aumentano le diseguaglianze tra Nord e Sud. Inoltre, me lo lasci dire, cittadini e pazienti sono sempre più desiderosi di prestazioni sanitarie, ma poco inclini a modificare i propri stili di vita”.

La colpa è solo dei governi o anche delle regioni?

“In sanità quello della leale collaborazione Stato-Regioni è uno scottante tema politico sul quale i vari esecutivi hanno abdicato o cercato soluzioni improbabili. I rapporti, ulteriormente destabilizzati dalle istanze di regionalismo differenziato, sono ben lontani da quella “leale collaborazione” a cui è affidata la nostra salute. Bisogna prendere atto che senza una divisione delle risorse pubbliche vincolata ad un rigoroso monitoraggio dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza, l’ insieme di tutte le prestazioni, servizi e attività che, per il Ministero della Salute, i cittadini hanno diritto a ottenere dal Servizio sanitario nazionale, allo scopo di garantire uniformità, ndr) con il nuovo Sistema di Garanzia, le attuali modalità di governance Stato-Regioni non fanno che alimentare diseguaglianze e sprechi.

Prima invece per voi il Sistema sanitario nazionale era “la più grande opera pubblica” mai costruita in Italia. Perché? Che cosa funzionava così bene?

“Quando nel 1978 il Parlamento approvò a larghissima maggioranza la legge 833 che istituiva il Servizio Sanitario Nazionale, segnò un radicale cambio di rotta nella tutela della salute delle persone: un modello di sanità pubblica ispirato da princìpi di equità e universalismo, finanziato dalla fiscalità generale, che ha permesso di ottenere eccellenti risultati di salute e che tutto il mondo continua ad invidiarci”.

In quali ambiti bisognerebbe investire maggiormente in futuro? E perché?

“Quello che mi preoccupa è l’assenza di un preciso programma politico per il salvataggio del Sistema sanitario nazionale. Noi come Fondazione GIMBE abbiamo dunque messo nero su bianco un dettagliato “piano di soccorso”, che parte dal mettere la salute al centro di tutte le decisioni politiche non solo sanitarie, ma anche ambientali, industriali, sociali, economiche e fiscali. Chiediamo che si aumentino le capacità di indirizzo e verifica del Governo sulle Regioni per ridurre gli sprechi, adeguate politiche di retribuzione per il personale sanitario, la costruzione di un servizio socio-sanitario nazionale visto che i bisogni sociali condizionano il benessere delle persone, la rimodulazione di ticket e detrazioni fiscali per spese sanitarie secondo princìpi di equità sociale e, in ultimo, un potenziamento dell’informazione istituzionale per promuovere sani stili di vita”.

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