“Mi sento come Henry Miller, D.H. Lawrence, James Joyce: artisti il cui lavoro non è accessibile nel proprio Paese e che sono stati costretti, a causa dell’ingiustizia, ad avere il loro pubblico all’estero”. Così Woody Allen rivela le sue emozioni di autore ostracizzato e rifiutato nella sua “patria”. La sua autobiografia, “Apropos of noting” (“A proposito di niente”), travolta da una bufera mediatica, è uscita il 22 marzo negli Usa. In Italia è stata resa disponibile il giorno dopo dalla casa editrice, La Nave di Teseo, in versione e-book a 15,99 euro. “In un momento così difficile per l’Italia ho pensato che anche i lettori italiani, costretti a stare a casa, dovessero avere l’opportunità di leggerlo”, ha detto la publisher Elisabetta Sgarbi.
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Il libro ha conosciuto una storia molto travagliata. Sarebbe dovuto uscire in aprile con la casa editrice Hachette che ha però cancellato la pubblicazione a causa di una forte protesta dei dipendenti dell’ufficio di New York, di Dylan Farrow, figlia adottiva che ha accusato Allen di averla molestata e da Ronan Farrow, l’unico figlio biologico del regista e di Mia Farrow. “Prendiamo sul serio i rapporti con i nostri scrittori e non cancelliamo un libro alla leggera”, aveva annunciato Hachette. La casa editrice Arcade è così subentrata e ha “adottato” il testo stampandolo in 75mila copie.
“A proposito di Niente” è dedicato alla moglie Soon Yi, sposata nel 1997 a Venezia. Il regista ripercorre la sua infanzia a Brooklyn e le love story con Diane Keaton e altre donne. Il racconto però diventa cupo nel ricordo della relazione con Mia Farrow e le accuse di aver molestato la figlia adottiva Dylan. Woody ricorda i tempi felici con la “bellissima, bellissima attrice” che si raffreddarono dopo la nascita nel 1987 dell’unico figlio biologico Ronan. “Lui e Mia – scrive – erano di fatto separati quando lui si mise con la figlia adottiva di lei, Soon Yi Previn: “All’inizio, quando la lussuria regnava suprema, non riuscivamo a tenere le mani giù l’uno dall’altra”. Allen rievoca il giorno in cui Mia scoprì foto erotiche della figlia nell’appartamento di Allen: “Capisco il suo shock, la sua delusione, la sua rabbia. Fu la reazione corretta”.
Prevedibili le smentite, come in passato, di aver molestato Dylan, all’epoca sette anni: “Mai messo un dito addosso a lei, mai fatto nulla che potesse essere considerato un abuso”. Scontate anche le recriminazioni contro Hachette che lo ha scaricato dopo le proteste di Dylan, Ronan e del movimento #MeToo: “Si erano impegnati a pubblicare nonostante fossi un considerato una minaccia per la società. Quando è arrivata la contraerea, hanno buttato a mare il libro come se fosse un barile di materiale radioattivo”.