E’ la prima app dedicata alla Via Francigena nel sud e si occuperà di dare a turisti e moderni pellegrini tutte le informazioni necessarie per conoscere in maniera approfondita i territori attraversati. Oltre 90 chilometri di strade (50 che fanno parte dell’antica Prenestina già attivati e percorribili, dalla Capitale a Piglio, nel frusinate) che rappresentano l’inizio della riscoperta e valorizzazione del tragitto che da Roma portava nel sud dell’Italia e poi al Santo Sepolcro di Gerusalemme.
La app in particolare funzionerà come un’audio-guida (in italiano, inglese e spagnolo), con 200 foto, 30 punti d’interesse, attraversamento guidato di 8 centri storici, una ventina di itinerari e l’innovativo segnale “proximity Alert”, che grazie al dispositivo Gps indicherà automaticamente quando ci si trova nei pressi di un punto d’interesse facendo subito partire la relativa descrizione audio.
Primo promotore dell’iniziativa digitale, lo stesso che si occupa di coordinare – tratto dopo tratto – il ripristino di queste sacre strade, è la Fondazione Percorsi Giubilari, guidata attualmente dal presidente Livio Del Bianco, che abbiamo intervistato in concomitanza con il lancio ufficiale della app.
Presidente Del Bianco, quando nasce e di cosa si occupa la Fondazione Percorsi Giubilari?
La fondazione nasce nel 2006, per volere della diocesi di Palestrina e di diversi comuni della provincia di Roma e di Frosinone, con l’obiettivo statutario di promuovere il territorio a livello culturale e sociale.
Come prende vita l’iniziativa volta a recuperare la Via Francigena nel sud?
Un obiettivo della Fondazione era proprio quello di riscoprire i percorsi di pellegrinaggio che erano sia rivolti verso Roma (i pellegrini dal sud venivano a vedere San Pietro) sia quelli che, una volta fatta la Francigena del nord, partivano da Canterbury, e attraversavano la Francia e l’Italia per arrivare a San Pietro. Molti devoti viaggiatori continuavano poi scendendo per il meridione e raggiungevano le coste pugliesi avendo come meta di pellegrinaggio Gerusalemme.
Pensate di trovare un punto di contatto con chi gestisce la parte del nord?
I punti di contatto già ci sono. Uno in particolare è quello creato assieme all’Associazione Europea della Vie Francigene, che tiene parecchio a questo nostro progetto. Infatti la forza di iniziative come la nostra sono le valenze transnazionali, che consentono l’arrivo nel nostro Paese di viaggiatori provenienti dall’estero, come ad esempio dalla Francia e dall’Inghilterra. Ma noi ovviamente ci stiamo soprattutto occupando di riallacciare gli uni agli altri tutti i tratti meridionali della Via, perché è nel destino delle cose riuscire da Roma ad andare fino in Puglia. Ci sono già, al di là della nostra iniziativa – che è quella poi legata all’app – dei tratti che sono tornati a vivere in Campania e in Puglia, e l’ideale è poterci ricongiungere ad essi.
Chi è coinvolto in questo progetto oltre a voi e agli enti locali?
Tantissime associazioni. Noi in particolare ci siamo messi a fare da battistrada. Siamo piccoli, però, nonostante questo, abbiamo coagulato intorno al nostro progetto molto interesse. In realtà dovrebbero essere le Regioni a seguirci per prime, perché a loro spetta il dare una continuità progettuale a livello turistico; mentre se una Regione non partecipa si crea un buco che poi è impossibile riempire a livello istituzionale. Si pensi solo al fatto che di tutti i cartelli segnalatori collocati lungo il percorso della Francigena, dal nord fino al nostro tratto, se ne occupano le Regioni: loro forniscono i cartelli ufficiali, ce li consegnano e noi li posizioniamo. I Comuni molto spesso non hanno le risorse per poter far questo, senza poi parlare del fatto che non possono certo mettersi a fare i cartelli per conto proprio. Chiaramente poi i Comuni devono fare qualche piccola manutenzione, individuare dove mettere i cartelli scegliendo il posto più adatto, e quindi le competenze è inevitabile si stratifichino.
Le associazioni in tutto questo rappresentano poi chi cammina, i volontari, quelli che attivano il territorio, quelli che fanno le manifestazioni e gli eventi: si tratta del corpo vivo dell’intera iniziativa che controbilancia il ruolo delle istituzioni, le quali, benché possiedano le risorse, rimangono sempre fredde e un po’ distanti.
Nei giorni passati avete presentato la app destinata a chi vuole percorrere il cammino della direttrice Prenestina Latina. Può descrivercela brevemente?
Si tratta di un’audio-guida informatica, un’app assolutamente gratuita che riteniamo anche un ottimo strumento promozionale. La si può scaricare dal nostro sito www.percorsigiubilari.it oppure, se il viandante ha un i-phone, anche dagli app-store dove, richiamandola con la chiave “Francigena sud”, si trova assieme alle altre app.
Creando questa applicazione informatica abbiamo voluto fare qualcosa che possa raggiungere anche chi vuol partire dalla Francia o dalla Germania. Coloro che normalmente intraprendono questi cammini vogliono infatti prima studiarsi il percorso, perché sono cammini lunghi e hanno bisogno di sapere in anticipo che giro fare. Perciò abbiamo voluto fare un’app sia per il circuito di applicazioni utilizzato dagli i-pad, sia per quello che gira su Android, per tablet e smartphone. Un’app attraverso cui i moderni pellegrini potranno trovare gli itinerari, i punti di interesse – quindi musei, chiese, vecchi reperti archeologici, castelli, eccetera – e le mappe. Cartine digitali sia con il percorso generale e le singole tappe, sia con gli itinerari all’interno dei centri storici (anche lì con riferimenti particolari ai posti più interessanti da visitare).
Svilupperete ulteriormente questa app?
In futuro pensiamo di potenziare questo nostro servizio dedicando una sezione all’accoglienza e al pernottamento. Un problema, quello del dormire, riconducibile alla normativa della Regione Lazio che ancora non è ancora stato superato. Tanto per intenderci se arrivano da noi, nel Lazio, dieci camminatori, la Asl, se non ci sono un certo numero di docce fa una sanzione al soggetto ospitante. L’accoglienza volontaria di ostelli, parrocchie, canoniche, in questo modo viene completamente inibita. E questa la ritengo una cosa abbastanza grossolana. Per cercare di risolvere il problema abbiamo recentemente coinvolto la Regione, ponendo in maniera decisa questo disagio. Non solo, ho anche preso contatto con un membro del Consiglio Europeo proprio perché si faccia promotore di una riunificazione delle normative nazionali sull’accoglienza.
Una via che può portare benefici economici ai territori che attraversa. Cosa ne pensano gli enti locali interessati? La ritengono un’opportunità, sono disposti a investirci?
Gli enti locali sono un po’ miopi, nel senso che non è mai stata vista come fonte di micro-impresa, capace di coinvolgere un numero consistente di persone. Chiaramente non è una svolta determinante nell’economia del territorio, però il turismo sicuramente porta valore aggiunto. Esso infatti normalmente attiva tutta una serie di micro-inizative che sono legate al territorio, che possono ad esempio essere quelle dell’accoglienza, del ristoro, delle guide. Quando in una zona passano dei turisti, anche se con poche pretese, in ogni caso muovono l’economia. Soprattutto si genera curiosità verso le altre attività promosse dal territorio, per cui la gente va a vedere le cose che trova lì generando un indotto. Sicuramente però, nell’ambito dello sviluppo sostenibile, credo che la crescita della micro-economia legata al discorso dei cammini sarà nel prossimo futuro – almeno per il Consiglio Europeo che l’ha messo in programma per il 2014 – una delle voci più interessanti e seguite.
Fabio Grazzini