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HomeEsteri Coronavirus, Donald Trump attiva guardia nazionale in tre Stati americani

Donald Trump corre ai ripari
Attiva la guardia nazionale
misure di sostegno a imprese

Previsti ospedali da campo da 4000 posti

Quattrocento morti in Usa, nove in Cina

di Serena Console23 Marzo 2020
23 Marzo 2020

epa08314294 US President Donald J. Trump, surrounded by members of the White House Coronavirus Task Force, delivers remarks on the pandemic in the Brady Press Briefing Room of the White House in Washington, DC, USA, 21 March 2020. Trump announced the activation of the National Guard in Califronia, New York, and Washington states to assist against the spread of COVID-19 coronavirus. EPA/JIM LO SCALZO

“Stay home”: è questo l’invito di otto Stati americani rivolto a circa cento milioni di abitanti per fronteggiare la diffusione del coronavirus. Negli Stati Uniti i casi positivi hanno superato quota 32mila, con almeno quattorcento morti. La Casa Bianca cerca di correre quindi ai ripari.

L’aggravarsi della situazione ha spinto il presidente Donald Trump ad approvare la richiesta di dichiarazione di calamità in California a causa del Covid-19, dopo le analoghe decisioni prese per gli stati di New York e di Washington, i più colpiti dall’epidemia. In questi tre territori è stata attivata la Guardia nazionale

L’amministrazione del presidente ha preparato un pacchetto di misure che prevede fino a 4mila miliardi di liquidità per le imprese e un pagamento diretto in un’unica soluzione per i contribuenti americani di 3mila dollari per una famiglia media di quattro persone.

Inoltre, Donald Trump ha annunciato in una conferenza stampa di aver ordinato alla Fema, la protezione civile Usa, di realizzare urgentemente ospedali di campo per una capacità totale di 4000 posti letto nei tre Stati più colpiti: New York (1000 posti), Washington (1000 posti) e California (2000).

Diversa è la situazione in Cina, dove anche oggi si sono registrati zero nuovi casi interni di coronavirus. Aumenta il numero dei contagi importati dall’estero: 39 casi soltanto nella giornata di ieri, con il totale ormai aumentato a 353. Nei suoi aggiornamenti, la Commissione sanitaria nazionale (Nhc) rileva nove decessi domenica, tutti a Wuhan, focolaio dell’epidemia.

Per contrastare la diffusione del coronavirus e arginare il fenomeno dei contagi di ritorno, diverse città hanno varato regole stringenti, tra cui quelle che vedono da oggi tutti i voli internazionali diretti a Pechino avere uno scalo in uno dei “dodici punti di ingresso” designati in altre città per effettuare i controlli medici, prima di procedere con l’autorizzazione ad atterrare nella capitale cinese e della successiva quarantena di due settimane.

A testimoniare l’azione del governo cinese è anche l’ex campione azzurro Fabio Cannavaro che, dalla Cina, ha dato testimonianza al programma “Radio Anch’Io” della sua quarantena imposta dopo essere tornato dall’Italia. Cannavaro ha raccontato però che il campionato di calcio cinese è ripreso dopo quattro mesi dall’entrata in vigore delle misure restrittive, non escludendo quindi che tali tempistiche possano essere considerate anche per i tornei in Italia.

Nel frattempo, anche Hong Kong adotta misure ancora più stringenti: la Chief Executive Carrie Lam, dopo la pressione dei parlamentari, ha imposto da mercoledì e per i successivi 14 giorni lo stop a tutti i turisti stranieri in arrivo o in transito in città; inoltre sarà vietata la vendita di alcolici in oltre 8.000 bar e ristoranti per contenere la diffusione del coronavirus.

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