La scuola italiana sembra reagire bene all’emergenza Covid-19. A tal proposito Il Ministero dell’Istruzione ha raccolto dei dati, pubblicati dal Sole 24 Ore, che mostrano una risposta positiva degli istituti alle nuove modalità di insegnamento online.
Subito dopo la decisione del governo dello scorso 4 marzo di chiudere le scuole, la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, aveva proposto l’e-learning, avviando sul sito del Ministero una pagina web dedicata con tutte le indicazioni necessarie.
Per capire effettivamente quanto questa possibilità fosse realizzabile, la settimana scorsa è partito un monitoraggio in cui veniva chiesto ai singoli presidi di rispondere a 24 domande. Dall’anagrafica dell’istituto alla dotazione tecnologica, dai device in possesso delle famiglie alle attività a distanza messe in campo.
Dai primi risultati, ancora non definitivi, è emerso che tra i 7.340 istituti presi in esame, 6.023 hanno iniziato a fare lezioni online dopo lo scoppio dell’emergenza. Di questi, solo 1.278 erano già attrezzati.
Un quarto dei ragazzi, però, al momento risulta privo di pc o tablet per poter seguire le lezioni da casa. In loro soccorso dovrebbero intervenire gli 85 milioni stanziati dal decreto “Cura Italia” che prevede, tra le altre cose, proprio la fornitura degli strumenti in comodato d’uso a professori e studenti che ne sono sprovvisti. A questo proposito è atteso a ore un decreto ministeriale che distribuirà alle singole scuole le risorse parametrate su reddito e studenti.
Nel commentare i risultati del monitoraggio, la ministra Lucia Azzolina dà atto alle scuole di essersi “subito messe in moto per reagire a un’emergenza senza precedenti”. Ma preannuncia anche una fase due di questo processo di digitalizzazione, quando l’emergenza sarà finita. “È evidente che c’è una riflessione che andrà fatta, alla fine di questo percorso, su cosa non ha funzionato in questi anni nei processi di digitalizzazione del Paese. A scuola, come in altri ambiti. Ma in questo momento dobbiamo andare avanti con ogni mezzo. L’alternativa sarebbe lasciare soli i ragazzi e non lo possiamo permettere”.