Le borse europee provano a reagire dopo quello che è stato definito il “giovedì nero” per l’economia mondiale in cui sono andati in fumo oltre 800 miliardi di euro. Oggi i listini hanno provato a risollevarsi stimolati dalle decisioni dei Governi di intensificare le misure a contrasto dell’epidemia di coronavirus, ma i risultati non sono stati positivi.
Il trend positivo della Borsa di Milano si è esaurito nello spazio di un paio d’ore. L’indice Ftse Mib aveva riaperto in rialzo di oltre quattro punti, per poi rallentare, chiudendo addirittura in calo dello 0,3 per cento. Restano attardate anche le altre piazze del Vecchio continente: Londra scivola in rosso dell’1,5%, Parigi dell’1,1% e Francoforte dell’1,5%.
In Giappone, la borsa di Tokyo chiude in rialzo dopo quattro sedute di ribassi. Alla fine delle contrattazioni, l’indice Nikkey ha concluso la giornata con un +0,6% mentre l’indice Topix è riuscito a guadagnare il 2,6%.
Le Borse cinesi bruciano i promettenti rialzi segnati in avvio di seduta, chiudendo gli scambi in calo: l’indice Composite di Shanghai cede lo 0,34%, mentre quello di Shenzhen perde lo 0,43%. A preoccupare sono le prospettive economiche di gennaio e febbraio, che hanno evidenziato un tracollo dei dati sulla produzione industriale (-15,3%), vendite al dettaglio (-20,5%) e investimenti fissi (-24,5%).
Lo spread tra Btp e Bund si attesta a 252 punti base, dieci in meno rispetto al closing di ieri. Riduzione probabilmente dovuta al fatto che il Governo italiano ha varato il dl “Cura Italia” per contenere gli effetti del coronavirus.
La pandemia ha fatto crollare anche i consumi di greggio sotto i trenta dollari al barile, con un’intensità che secondo alcuni analisti non ha precedenti nella storia. La compagnia araba “Saudi Aramco” non ha intenzione di tagliare né la produzione, che anzi si spingerà presto a livelli record, né la cedola. Riad ha confermato che manterrà la promessa di versare agli azionisti privati 75 miliardi di dollari di dividendi nel 2020.
“Siamo a nostro agio col petrolio a 30 dollari e riusciremo a soddisfare le aspettative degli azionisti”, ha assicurato lunedì il direttore finanziario di Aramco, Khalid al-Dabbagh. Ma intanto la compagnia, ha ridotto il budget per gli investimenti (capex): da 32,8 miliardi dell’anno scorso a 25-30 miliardi quest’anno.
Nemmeno l’oro ha retto all’ondata di panico che ha travolto i mercati finanziari. Il più classico tra i beni rifugio ha continuato a essere bersagliato dalle vendite, sfondando al ribasso la soglia dei 1.500 dollari l’oncia per scivolare ancora più giù, fin sotto 1.450 dollari. Ma questo è niente rispetto a quanto è toccato agli altri metalli preziosi, penalizzati dal fatto di avere importanti impieghi industriali.