Mentre il governo studia un pacchetto di misure finanziarie per scongiurare un eventuale tracollo economico dovuto alla diffusione del Coronavirus, l’Italia si appresta a vivere il suo secondo giorno di isolamento nel rispetto delle norme di sicurezza volute dal decreto del 9 marzo. Abbiamo parlato degli effetti della campagna #iostoacasa con il Massimo Cacciari, filosofo, accademico, nonché ex sindaco di Venezia.
Innanzitutto, pensa che il provvedimento sia misurato rispetto all’emergenza?
“Sì, ma è evidente che il governo si limiti a mettere in atto quello che viene ritenuto indispensabile da parte di autorità sanitarie e scientifiche. Non si tratta di decisioni politiche. Quello che il governo dovrebbe fare è curare meglio la comunicazione”.
Ad esempio?
“Potrebbe non parlare solo di morti. Si dovrà pur pensare anche ai vivi. Anzi, più questa situazione si protrae più saranno le complicazioni per i vivi. Il governo dovrebbe dare un messaggio positivo, rivolgersi con parole rassicuranti con strategie precise a coloro che sopravviveranno, che sono la stragrande maggioranza”.
C’entra anche il caso della fuga di notizie prima dell’approvazione del decreto?
“Quello è stato tremendo. Vergognoso che si faccia confusione su certe cose, determinando – come è successo in alcune zone – la fuga precipitosa dalle città in zona rossa”.
Questo virus ha messo il Paese di fronte a una prova di maturità. Come giudica il comportamento di questi giorni dei cittadini?
“Mi sembra prematuro trarre conseguenze sulla maturità o l’immaturità del popolo. Inoltre, non è una guerra, non entrano in campo variabili determinanti del carattere delle persone come durante le guerre. Mi auguro che gli italiani e altri popoli europei seguiranno le indicazioni che vengono dai loro governi”.
Sono obbligati a farlo.
“Lo sono, soprattutto perché si rischia di uscire malamente da questa situazione, ci si può ammalare di altre cose: di disperazione, disoccupazione, crisi finanziarie ed economiche. La politica faccia il suo mestiere, come stanno facendo medici e scienziati e sanitari, vorrei sentire parole più precise, non cifre campate in aria, 6 miliardi, 7 miliardi…”.
Può influire sullo spirito di chi resta a casa? Il tempo in più può essere un alleato?
“Sono tutte chiacchiere, è tutta retorica. La gente che sta a casa in queste situazioni non avrà tempo per grandi meditazioni, riflessioni, senso di ritorno al focolare domestico e via dicendo. È solo preoccupata, ansiosa, impaziente di tornare a vivere normalmente come prima. Quando esco a Milano trovo decine di persone in lacrime, che hanno già perso il posto di lavoro, mandati a casa da bar, ristoranti, alberghi. Una volta a casa questi che fanno, leggono un libro come dicono alcuni incoscienti in radio e in tv? Ma dai, smettiamola di dire stupidaggini”.