Un altro passo importante verso il ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan, forse. Gli Usa hanno chiesto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di approvare attraverso una risoluzione l’accordo di pace che lo scorso 29 febbraio hanno concluso coi talebani. Si dovrebbe votare stasera.
Il testo, partorito dopo 18 anni di guerra, prevede la dipartita dei soldati americani e della Nato dal Paese. In particolare, il Pentagono si impegna a ridurre le sue forze da 13mila a 8.600 unità entro 135 giorni. Poi, nel 2021, il ritiro totale. In cambio, i talebani dovranno rompere con il terrorismo, impedendo agli estremisti di usare il paese per progettare attacchi contro gli Stati Uniti o i loro alleati.
Ma ricorrere all’Onu resta, secondo fonti diplomatiche, una mossa abbastanza insolita della Casa Bianca. E non solo perché si chiede di avallare un patto tra un Paese straniero (gli Usa) e un gruppo di guerriglia della nazione in causa (i talebani), piuttosto che il governo di quella stessa nazione. Del resto, ciò è dovuto al fatto che i talebani si sono sempre rifiutati di parlare con l’esecutivo afghano, che ritengono una specie di “burattino” degli americani. Il punto, semmai, è che il testo conterrebbe due clausole segrete sul terrorismo, di cui l’Onu sarebbe all’oscuro.
E allora forse, dietro la scelta degli Stati Uniti, ci sarebbe il recente, repentino deterioramento della situazione politica in Afghanistan. Ieri sera, sia il presidente rieletto Ashraf Ghani che lo sfidante Abdullah, si sono proclamati Capo di Stato a Kabul. Questo perché l’elezione del primo è avvenuta dopo un conteggio dei voti durato cinque mesi, e l’annullamento di due milioni di schede su tre. Il rischio di una guerra civile, insomma, allerta Washington. E ieri segretario di Stato Americano, Mike Pompeo, ha condannato ogni azione volta a istituire un governo parallelo in Afghanistan.
Ma comunque il ritiro americano comincia: le forze militari statunitensi hanno iniziato a lasciare alcune zone dell’Afghanistan, come concordato nell’accordo di Doha con i talebani del 29 febbraio e in concomitanza dell’avvio di negoziati fra gli insorti islamici e il governo di Kabul, previsto oggi. Lo rendono noto fonti ufficiali Usa. I movimenti sono iniziati stamani dalle basi
militari di Lashkar Gah, capoluogo della provincia meridionale di Helmand, e da un’altra base in provincia di Herat, nell’est, fanno sapere le fonti. La base di Lashkar Gah, una delle due da cui è iniziato il ritiro, si trova nella provincia di Helmand, una delle più travagliate insieme a quella meridionale di Kandahar, entrambe roccaforti dei talebani, dove le truppe soprattutto americane e britanniche negli anni passati hanno combattuto battaglie feroci.
In base all’accordo di Doha, una prima riduzione da 12.000 a 8.600 avverrà entro metà luglio (entro 135 giorni), arco di tempo nel quale verranno chiuse 20 basi. Il ritiro americano, dopo quasi 19 anni di guerra, deve essere completato entro 14 mesi. Tuttavia, le forze Usa “manterranno gli strumenti militari e l’autorità per raggiungere i nostri obiettivi”, ha dichiarato il col. Sonny Leggett, portavoce delle forze Usa in Afghanistan.