Torna a salire la tensione al 38° parallelo. Nella notte tra domenica e lunedì la Corea del Nord ha lanciato “almeno tre proiettili non identificati” verso la Corea del Sud. Lo ha reso noto il ministro della Difesa di Seul Jeong Kyeong-doo, facendo sapere che tutti gli ordigni sono stati intercettati.
È la prima operazione ostile degli ultimi due mesi. Le prime settimane del 2020 avevano fatto registrare una pausa delle attività militari di Pyongyang: l’anno scorso, infatti, i nordcoreani avevano “testato” missili a corto raggio per tredici volte. Tutti lanciati in direzione del territorio della Corea del Sud.
I proiettili del regime di Pyongyang sono partiti dalla regione di Sondok, sulla costa est e sono tutti precipitati nel mar del Giappone, al largo delle coste sudcoreane. I “proiettili” avevano una gittata di 200 km e hanno raggiunto un’altezza massima di 50 km, prima di schiantarsi nell’acqua.
“I nostri militari sono preparati in caso di nuovi lanci”, ha detto il ministro Jeong, aggiungendo che – a suo parere – il regime comunista del Nord con i lanci avrebbe violato gli accordi del 2018 che avrebbero dovuto inibire iniziative militari nella penisola coreana.
A Nord del 38° parallelo parlano di una “esercitazione militare” di routine, cominciata il 28 febbraio. Nel corso della simulazione, l’esercito di Kim Jong-un aveva già lanciato proiettili a corto raggio verso il sud il 2 marzo.
Più che nei confronti del vicino del Sud, i test della Corea del Nord avrebbero un altro obiettivo: allarmare gli Stati Uniti di Donald Trump. L’esercitazione infatti è cominciata il 28 febbraio, primo anniversario della visita del presidente statunitense nel paese comunista e del mancato accordo con il regime di Pyongyang.
“Abbiamo saputo del lancio missilistico nordcoreano di questa mattina nel mar del Giappone, continueremo a monitorare la situazione e a consultarci con i nostri alleati sudcoreani e giapponesi”, hanno dichiarato i vertici delle forze armate degli Stati Uniti in Corea.