Il mondiale di Formula Uno non è ancora iniziato e, considerando l’emergenza Coronavirus non si sa neanche se inizierà, ma fra i team è già bagarre. Questa volta lo scontro “ruota a ruota” si sta vivendo lontano dalla pista e il rischio è che possa spostarsi in tribunale.
Il comunicato del 28 febbraio con cui la Fia annunciava di aver concluso l’inchiesta tecnica sulla power unit della Ferrari, quella usata nella seconda parte della stagione scorsa, e di aver trovato un accordo con il team lasciando riservati i dettagli dell’indagine, ha fatto infuriare tutte le scuderie non motorizzate Ferrari.
I sette team rivali ad esclusione di Haas e Alfa Romeo, legati al Cavallino da accordi di fornitura, hanno replicato al comunicato della Fia con una lettera in cui si dichiarano “sorpresi e colpiti dalla nota Fia riguardante la fine dell’ispezione sulla power unit della Ferrari”.
Quello che le scuderie contestano è la riservatezza dell’intesa: “Ci opponiamo decisamente all’accordo confidenziale che la Fia ha raggiunto con la Ferrari per chiudere la questione. Per questa ragione ribadiamo pubblicamente il nostro impegno comune affinché si arrivi a una totale e precisa divulgazione del contenuto dell’accordo, per assicurare che il nostro sport tratti tutti i partecipanti in modo equo e corretto. Facciamo questo a salvaguardia di tifosi, partecipanti e investitori della Formula 1”. Per poi concludere la nota con una velata minaccia: “Ci riserviamo, inoltre, il diritto di adire le vie legali nei limiti del giusto processo Fia e davanti ai tribunali competenti”.
A questo punto bisogna capire cosa deciderà di fare la Fia, presieduta dall’ex ferrarista Jean Todt, in una situazione che rischia di creare un precedente scomodo nel mondo dei motori, mettere in cattiva luce l’immagine della scuderia di Maranello e gettare un’ombra sulla validità di un regolamento che rischia di essere interpretato in maniera poco chiara.
Nella peggiore delle ipotesi, gli altri team potrebbero impugnare le conclusioni della Fia, chiedendo che la rossa venga squalificata perché le sue power unit non erano regolari ed estromessa dalla classifica costruttori dello scorso campionato. Ne beneficerebbero le squadre dal terzo posto in giù, considerato che per ogni posizione in campionato ballano decine di milioni di euro. Ecco perché la Red Bull ha già paventato una richiesta di risarcimento danni da oltre venti milioni di euro, quelli che avrebbe ottenuto arrivando seconda.