“Pensavano che stessimo bluffando, ma quando abbiamo aperto le porte sono cominciate ad arrivare le telefonate…”. Gongola, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, quando parla della sua decisione di lasciar passare i profughi siriani verso l’Unione Europea. A monte, l’uccisione di 34 dei suoi soldati in Siria, dove lamenta il mancato appoggio comunitario.
E gongola, Erdogan, perché dall’altro lato la Grecia è in stato di massima allerta di fronte al flusso di migranti: rafforzate le pattuglie alle frontiere, e sospese le richieste d’asilo per gli irregolari. Finora, in totale le persone che hanno attraversato il confine turco con l’Ue sono oltre 80mila. Durante un tentativo di sbarco, un bambino è morto a Mitilini, nell’isola di Lesbo. Secondo il sito Cnn.gr, il barcone – partito dalla costa turca – si è ribaltato quando è stato avvicinato da un’unità della Guardia costiera ellenica. Secondo quest’ultima, sono state salvate 46 persone. Il cadavere del bambino, invece, è stato rinvenuto poco dopo.
Di fronte all’emergenza, domani i presidenti della Commissione Ue, dell’Europarlamento e Consiglio europeo (rispettivamente: Ursula von der Leyen, David Sassoli e Charles Michel) saranno alla frontiera tra Grecia e Turchia, insieme al primo ministro ellenico Kyriakos Mitsotakis. “Un’importante manifestazione di sostegno da parte delle tre istituzioni, in un momento in cui la Grecia sta difendendo le frontiere Ue con successo”, ha scritto su Twitter. Di là, Erdogan stasera riceverà il premier bulgaro Borissov, leader di un altro Paese alla frontiera. Giovedì, invece, sarà in Russia per incontrare Vladimir Putin.
Intanto, in Siria il conflitto prosegue. Ieri, 19 soldati siriani sono stati uccisi da droni turchi nella provincia di Idlib, dove l’esercito Erdogan dallo scorso 27 febbraio sta portando avanti un’offensiva-chiave contro il regime di Bashar al-Assad. Questa mattina, Ankara ha rivendicato di aver “neutralizzato” (cioè ucciso o ferito) 2.557 soldati nemici dall’inizio dell’attacco.