Uno dei più grandi imprenditori della storia dell’Italia, noto per i suoi innovativi progetti industriali basati sul principio secondo cui il profitto aziendale andava reinvestito a beneficio della comunità. Adriano Olivetti moriva il 27 febbraio di sessant’anni fa ad Aigle, in Svizzera, colpito da un’emorragia cerebrale mentre era su un treno diretto a Losanna.
Nato nel 1901 nelle vicinanze di Ivrea, in Piemonte, e figlio di Camillo Olivetti, fondatore della prima fabbrica italiana di macchine per scrivere, Adriano Olivetti è considerato un simbolo dell’economia italiana che, grazie anche alla sua visione innovativa, contribuì alla grande crescita del Paese durante il secondo dopoguerra. Prese le redini dell’azienda di famiglia e, grazie alle sue capacità manageriali e la costante ricerca di idee innovative, portò la Olivetti ad essere la prima azienda nel mondo nel settore dei prodotti per ufficio. Grazie alla sua visione fuori dagli schemi, ancora oggi, manager e imprenditori prendono spunto dal suo modo di operare per migliorarsi.
Oltre all’attività imprenditoriale si dedicò anche a quella politica, fondando nel 1947 il Movimento Comunità che per simbolo aveva una campana adornata da un nastro con la scritta “Humana Civilitas”.
“È stato un imprenditore che non si limita a massimizzare il proprio profitto, personale o familiare”, così lo ricorda il sociologo Franco Ferrarotti in un’intervista al quotidiano La Repubblica, aggiungendo che “Olivetti ha realizzato in Italia quell’idea schumpeteriana di imprenditore come demiurgo che non aspetta il mercato ma lo crea”.
Anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha reso omaggio all’imprenditore, ricordandone l’impatto sociale: “L’insegnamento di Olivetti è che si può perseguire al meglio l’innovazione e il progresso tecnologico sviluppando solidarietà”.