Gli italiani fanno paura al mondo. Il risultato della diffusione su larga scala del Covid-19 nel nostro Paese, il terzo più colpito dal virus dopo Cina e Corea del sud, è che oggi agli occhi delle altre nazioni passiamo, di fatto, per untori. I casi delle ultime ore di certo non aiutano a scrollarci di dosso questa nomea: da ieri un albergo di Tenerife, che ospita 1.000 persone tra turisti e addetti ai lavori, è stato praticamente sigillato per la presenza nella struttura di quattro turisti italiani risultati positivi al coronavirus.
E a parti invertite la storia non cambia: sempre ieri un ventiquattrenne spagnolo, che aveva viaggiato nel nord Italia, è diventato il primo caso di contagio a Madrid e il settimo in tutta la Spagna; è il quinto iberico infettato nelle ultime 24 ore. Stessa sorte è toccata a un brasiliano, rientrato il 21 febbraio a San Paolo dopo un viaggio di lavoro nel nostro Paese. Non è un caso che dopo la vicenda dei 40 italiani bloccati all’aeroporto di Mauritius, nella giornata di ieri la nave da crociera italiana, Msc Meraviglia, si è vista rifiutare l’attracco dal porto di Ocho Rios in Jamaica. Un respingimento che adesso rischia di ripetersi anche per le prossime tappe.
Gli stati corrono quindi ai ripari, intensificando le restrizioni nei confronti dei viaggiatori italiani. Dopo Giordania, Mauritius, Seychelles e Kuwait che nei giorni scorsi avevano vietato l’ingresso nei loro Paesi ai nostri connazionali, da oggi a questa lista si aggiunge anche El Salvador.
Questa mattina con un post sulla propria pagina Facebook il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha provato a rassicurare gli animi, garantendo “che non ci saranno ulteriori blocchi o restrizioni nei nostri confronti”.
Aumentano però le nazioni che sconsigliano ai loro cittadini di recarsi in Italia: indicazioni in questo senso arrivano dalle cancellerie di Francia, Macedonia del Nord, Irlanda, Russia e Turchia e anche la Commissione ha persuaso i suoi funzionari dal programmare viaggi in Lombardia.