Nell’era digitale il giornalismo partecipativo è ormai una realtà consolidata, che influenza il mondo dell’informazione, e come tutte le innovazioni suscita perplessità e domande. Dubbi ai quali prova a rispondere nel libro “Giornalismo partecipativo o narcisismo digitale?”, la giovane scrittrice Sara Stefanini.
Nel testo, l’autrice ha svolto una dettagliata e accurata analisi del fenomeno in tutte le sue sfaccettature. Dopo la carrellata storica sull’evoluzione di Internet attraverso le tappe principali di sviluppo, partendo dalla nascita del giornalismo online e passando per l’avvio dell’era web 2.0, si giunge alle ultime novità. Blog, feed, bookmarking, link, wiki, social network; non manca proprio nulla. Un glossario che aiuterà a orientarsi tra i diversi strumenti che il web mette a disposizione dell’utente “partecipante”.
Presi in esame nel libro anche i principali siti, da ogni parte del globo, che si occupano di giornalismo partecipativo: Liquida.it in Italia, il sito della Cnn per gli Stati Uniti,la Franciae il suo Agoravox, persinola Coreadel Sud con Ohmynews.com.
Ma il giornalismo partecipativo ha anche un’altra faccia della medaglia: il narcisismo digitale, conosciuto anche col nome di egosurfing (termine presente dal 1998 anche nell’Oxford English Dictionary). L’eccessivo presenzialismo su internet è una minaccia per la correttezza delle informazioni e per la privacy dei “naviganti”. L’autrice ha cercato di confrontare giornalismo partecipativo e mainstream, osservandone interrelazione e grado di compresenza dell’uno nell’altro utilizzando i diversi modelli comunicativi a disposizione.
L’intento è quello di dimostrare una sorta di convergenza tra i due mondi, considerandoli punti dello stesso universo. Del resto, ormai l’informazione si costruisce nel piccolo grande villaggio globale; come dire: tutti uniti nella rete; purché non si sconfini nell’egocentrismo.
di Marco Stiletti