Proseguono gli intensi scontri armati nella Siria nord-occidentale tra forze governative di Assad e le milizie anti-regime. Le prime sono sostenute dalla Russia, le seconde dalla Turchia. Ed è proprio tra questi due stati che la disputa si alimenta, nonostante l’accordo raggiunto settimane fa che definisce i limiti della zona di de-escalation entro cui il regime siriano deve tenersi. Continuano i raid aerei di Mosca e Damasco contro le zone ancora controllate da combattenti delle opposizioni armate a sud e a est di Idlib.
Intanto, secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, le forze lealiste hanno preso di mira con razzi terra-terra un convoglio militare turco nella zona di Jabal Zawiya, danneggiando alcuni mezzi.
Per arginare il conflitto, stasera una delegazione di Mosca si recherà in Turchia: il tentativo è quello di arrivare a una soluzione diplomatica all’inasprimento militare in corso da settimane e che ha causato lo sfollamento, secondo l’Onu, di circa 900mila persone. Tutto in vista di un incontro bilaterale tra Erdogan e Vladimir Putin, che potrebbe svolgersi la prossima settimana.
“A Idlib non faremo il minimo passo indietro. Faremo arretrare il regime siriano dietro i limiti definiti” della zona di de-escalation negli accordi con la Russia “e permetteremo il ritorno dei civili nelle proprie case”, ha affermato il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, in un discorso al gruppo parlamentare del suo Akp.
La nostra principale difficoltà attualmente consiste nel non poter utilizzare lo spazio aereo, ma troveremo una soluzione rapidamente”, ha aggiunto Erdogan.