La Camera conferma la fiducia al governo sul decreto legge intercettazioni, che entrerà in vigore a partire da maggio 2020. I voti a favore sono stati 304, 226 i contrari e un astenuto. Domani, in serata, è prevista la votazione finale e definitiva sul provvedimento.
Dure le critiche sul testo da parte dell’opposizione, soprattutto da Forza Italia che parla di un “provvedimento liberticida”. Il Guardasigilli Alfonso Bonafede ha definito la riforma uno “strumento irrinunciabile per le indagini”, un sistema “moderno e digitale”, che permette di trovare “un punto di equilibrio tra l’esigenza delle indagini, la tutela della riservatezza e il diritto di difesa”.
Diverse le novità contenute nel provvedimento, che modifica in vari punti le disposizioni della legge Orlando. A partire dal fatto che la scelta delle intercettazioni rilevanti o meno non sarà più solo della polizia giudiziaria, ma rientrerà nella sfera decisionale del pubblico ministero, con l’apposito archivio informatico che sarà gestito sotto la diretta vigilanza del Procuratore della Repubblica.
“Il pubblico ministero – ha spiegato il sottosegretario alla Giustizia Andrea Giorgis – dà indicazioni e vigila affinché nei verbali non siano riportate espressioni lesive della reputazione delle persone o quelle che riguardano dai personali definiti sensibili dalla legge, salvo che si tratti di intercettazioni rilevanti ai fini delle indagini. Inoltre tutte le conversazioni che, al termine delle intercettazioni, saranno ritenute non rilevanti dal pubblico ministero, non entreranno nel fascicolo e resteranno segrete. Solo i difensori potranno ascoltarle e avere visione dei verbali, ma senza averne copia, al solo scopo di richiedere che vengano, ai fini difensivi, inserite tra quelle rilevanti”.
Il decreto disciplina in modo rigoroso l’uso del captatore elettronico, il cosiddetto Trojan. “La riforma Orlando – ha spiegato ancora Giorgis – ha equiparato la disciplina dell’uso del Trojan in luoghi pubblici a quella delle intercettazioni ambientali”. Nel nuovo testo sulle intercettazioni, poi, il giornalista che pubblica l’intercettazione non rischia più di essere incriminato per violazione di segreto d’ufficio e restano sostanzialmente le regole in vigore oggi. Inoltre, se considerati “indispensabili” e “rilevanti” per determinare i reati, i risultati delle intercettazioni potranno essere utilizzati in procedimenti diversi da quelli in cui sono stati disposti. Tale requisito è richiesto anche per le intercettazioni fatte con il Trojan.