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Buongiorno, Grecia. Mentre la disoccupazione vola al 27,2%, cresce la solidarietà tra cittadini

di Giulia Di Stefano12 Aprile 2013
12 Aprile 2013

Le buone notizie, in Grecia, stentano ad arrivare. Gli ultimi dati sulla disoccupazione nel paese sono allarmanti: il 27,2% della popolazione è senza un lavoro. La crisi sta minando il tessuto sociale, permettendo il diffondersi di pericolose ideologie nazionaliste e razziste. Ma c’è una risposta a questa crisi, alternativa alle violenze degli estremismi politici. E’l’attivismo sociale, la mobilitazione spontanea dei cittadini che, consapevoli di essere tutti sulla stessa barca, hanno cominciato a remare insieme. Negli ultimi due anni le iniziative “dal basso”, le organizzazioni di cittadini per sopperire alla mancanza di cibo e di assistenza medica o per riqualificare le città sono cresciute esponenzialmente. Unire le forze per sopravvivere ad una crisi economica che sembra, per il momento, senza vie d’uscita immediate.
Atene, i cittadini si mobilitano. La Trojka (Ue-Fmi-Bce) è blindata nel ministero dell’economia con i membri del governo greco, per pianificare ulteriori misure di austerità. Intanto, a due passi da piazza Syntagma, un gruppetto di ragazzi fa un sopralluogo per progettare un parco giochi per bambini in uno spiazzo abbandonato tra due palazzi, un angolo sporco e degradato come se ne vedono molti, ultimamente, nel pieno centro di Atene. Non sono impiegati del comune ma semplici cittadini. “Atenistas” per l’esattezza, “ateniesi in azione”, come recita lo slogan del gruppo. Suddivisi in varie squadre, tra cui quelle dedicate al verde pubblico, alle iniziative culturali, all’assistenza dei senza tetto, gli Atenistas da un paio di anni si prendono cura della propria città e dei propri concittadini senza l’ombra di bandiere politiche. Ma la lista dei cittadini in azione è lunga: tante aree di Atene hanno i propri attivisti, come “Pire-A-Ctive” nella zona portuale del Pireo e poi altre città della Grecia, come a Patrasso i “Patrinistas”, a Tessalonia i “Tessalonistas” o gli “Aeolistas” a Mitilene.
L’emergenza sanitaria. L’emergenza per l’assistenza sanitaria e per la distribuzione di farmaci è uno dei problemi più urgenti oggi in Grecia. E i cosiddetti ambulatori sociali, che si stanno diffondendo in tutto il paese e soprattutto nelle maggiori città, come Atene, Salonicco e Patrasso, cercano di fronteggiare queste emergenze. L’organizzazione non governativa “Praksis”, ad esempio, è una realtà importante nella regione di Atene, che con le sue numerose sedi offre assistenza umanitaria e sanitaria agli strati più deboli e vulnerabili della popolazione. A fare la fila negli ambulatori di Praksis ci sono per lo più immigrati ma anche tanti greci che hanno perso il lavoro negli ultimi anni e non hanno assicurazioni sanitarie. “Offro la mia prestazione qui all’ambulatorio giusto un pomeriggio a settimana – ci racconta Dimitri, ortopedico del policlinico di Atene – un ritaglio di tempo che però, unito agli sforzi di tanti altri medici che fanno come me, può creare una realtà importante e completa come questa”.
Solidarietà, non carità. “Non è carità ma filantropia” ci dice Konstantinos mentre accende il fuoco sotto ad un enorme pentolone. E’ calata la sera nella periferia della capitale e su un marciapiede fuori da un bar i membri del collettivo “Social Kitchen – the Other human” stanno preparando la cena. Cibo gratis, per tutti. Tutti quelli che vorranno partecipare, tutti quelli che passeranno di lì. La materia prima viene donata al gruppo, di volta in volta, da alcuni ristoranti della città, che offrono a turno le rimanenze della giornata. “Social Kitchen” si sposta quindi ogni giorno in un quartiere diverso con tutto l’armamentario per cucinare, bombola del gas e pentole, e posta su internet, sul proprio blog, data e luogo di ogni appuntamento. “Sono disoccupato da quattro anni, prima lavoravo in una grande multinazionale nel settore del marketing – racconta Konstantinos, fondatore del gruppo – ora ogni mattina, quando mi sveglio e programmo la mia giornata per Social Kitchen, mi sento, in una parola, umano. Infatti il nostro nome, “The Other human”, vuole significare proprio questo, che c’è un modo alternativo per riappropriarsi della propria umanità. Noi greci negli ultimi anni eravamo drogati dal consumismo e non avremmo mai pensato di dover affrontare oggi una situazione del genere. Ma avere di meno e condividerlo tutti insieme ha un valore aggiunto. La crisi può farci riscoprire la solidarietà e la voglia di stare insieme, senza distinzioni di classe sociale, razza o religione”. Gli aiutanti di Konstantinos stanno pulendo, intanto, una grossa pila di carciofi. Dagli angoli delle strade vicine cominciano ad affacciarsi alcune persone, molti anziani e alcuni giovani. “Mangiate con noi?”, Konstantinos è sorridente ed ospitale, come tutti i greci che la crisi ha travolto ma non ha abbattuto nello spirito.

Giulia Di Stefano

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