“Stiamo definendo il piano industriale. Si stanno creando le premesse per l’ingresso del pubblico, perché ci sarà un investimento pubblico”. Così il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si è espresso dopo l’incontro avuto a Londra con il numero uno di Arcelor Mittal. Una partecipazione del Tesoro tramite l’ingresso nel capitale AmInvestco, che vedrebbe coinvolte anche le banche – tra cui l’Intesa San Paolo – chiamate a trasformare i crediti in equity, lasciando al gruppo franco-indiano il 51%.
I nodi su cui i tecnici stanno lavorando riguardano soprattutto la definizione dei punti dell’Investment agreement, che il governo vorrebbe si concludesse in un anno, essendo poi seguito nei 15 mesi successivi dalla definizione di tutte le questioni – come dissequestro sito e prescrizione Aia – propedeutiche alla operatività del piano industriale.
L’obiettivo del governo rimane quello di raggiungere un accordo entro il 7 febbraio, data per cui è fissata l’udienza del Tribunale di Milano sul ricorso presentato dai commissari contro il recesso della multinazionale dalla gestione dell’ex Ilva. Un punto che il Primo ministro Conte ha ribadito anche alla presidente della Commissione Ue Ursula Von Der Leyn nell’incontro di ieri pomeriggio, in cui le ha prospettato anche l’idea di usare il Just transition fund europeo, il Fondo per la transizione giusta.
Altro punto su cui le parti stanno contrattando è la proposta del governo che al 2023 punta all’istituzione di due forni elettrici per la produzione di 2,6 milioni di tonnellate di acciaio da preridotto, affiancato dal rifacimento dell’altoforno 5 per arrivare a 8 milioni di tonnellate annue.
Rimane sul piatto anche la questione esuberi, 4.700 necessari secondo Arcelor Mittal: “Numeri non accettabili”, la risposta di Conte.