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"L'Italia è più importante
per la Libia di quanto
sia vero il contrario"

L'opinione dell'analista dell'Ispi

Francesco Salesio Schiavi

di Marco Valentini04 Febbraio 2020
04 Febbraio 2020

Abbiamo chiesto all’esperto di Medioriente e Nordafrica dell’Ispi, Francesco Salesio Schiavi, di chiarire quali siano le forze in campo attualmente presenti nello scenario bellico della Libia, e il ruolo dell’Italia nella vicenda.

A che punto siamo del conflitto in Libia, anche alla luce della Conferenza di Berlino?

“I risultati raggiunti a Berlino sono per la verità modesti e superati dalla situazione in atto sul terreno. Proseguono gli scontri, viene violato costantemente il cessate il fuoco e l’embargo delle armi non sembra funzionare. Sembra allontanarsi sempre di più una soluzione diplomatica mentre sembra sempre più prossimo l’epilogo finale dello scontro”.

È realistica l’ipotesi, avanzata da più parti, di una spartizione della Libia per zone di influenza tra Russia e Turchia?

“Non credo, quando si semplifica la questione riducendo il quadro a Tripolitania e Cirenaica non si tiene conto di altre importanti realtà presenti in Libia. Penso al sud, la zona desertica del Fezzan che è controllata da una miriade di tribù non inquadrabili in nessuno dei due schemi. Parliamo di tribù che controllano pozzi petroliferi e che hanno una importanza fondamentale nel Paese. Russia e Turchia stanno indubbiamente rinsaldando la loro alleanza e sono le presenze più importanti attualmente nello scenario libico, ma non si può parlare di spartizione in atto”.

Quanto può risentire l’Italia di questa situazione di caos in Libia, e quanta influenza sta perdendo nello scenario?

“Indubbiamente stiamo perdendo posizioni, la nostra influenza è consistentemente diminuita con gli ultimi sviluppi. Ma l’Italia è più fondamentale per la Libia di quanto invece il contrario. Il Paese nordafricano ha i gasdotti che puntano verso l’Italia, rendendo impossibile l’aggiramento del nostro Paese. Per quanto riguarda invece la dipendenza italiana dal petrolio libico, ultimamente è sensibilmente diminuita: siamo passati dal 27% del totale del greggio importato dall’ex colonia all’attuale 12%”.

Il ruolo di difensore dei territori controllati ancora dal governo di Tripoli lo sta assolvendo la Turchia. Sarraj però si era rivolto prima all’Italia. Perché il governo non ha accettato?

“Per due motivi: facciamo parte di un contesto decisionale più ampio, quello dell’Unione europea e, con la nostra storia coloniale, l’invio di truppe italiane sarebbe percepito in maniera diversa dalla popolazione libica”.

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