Accuse e controaccuse. Dopo il vertice di Berlino il livello di tensione in Libia non sembra essere sceso, anzi. Il confronto tra i leader dei più importanti paesi del mondo non ha portato alla pace tanto sperata. Al momento c’è una tregua in corso, ma è impossibile prevedere quanto durerà e già oggi sembra vacillare.
Il giallo riguarda la fregata turca Tcg Gaziantep: secondo Ankara per soccorrere migranti in mare, secondo i media vicini al generale Khalifa Haftar per trasportare uomini e mezzi a Tripoli e schierarli insieme alle forze del premier al Sarraj.
“Abbiamo ricevuto rapporti sicuri che confermano che ieri nel porto di Tripoli sono state consegnate armi perforanti e munizioni antiaeree e ciò è avvenuto grazie alla protezione di due navi da guerra turche”, ha spiegato Ahmed Al Mismari, portavoce dell’esercito nazionale libico, di cui Khalifa Haftar è comandante generale.
“La questione ora – ha proseguito il portavoce – è vedere come la comunità internazionale si pone di fronte a questa pubblica invasione turca e come comunità internazionale e Nazioni Unite si posizioneranno di fronte a questa chiara violazione della tregua”.
Inoltre, sempre secondo Al Mismari, tremila mercenari si sono insediati nelle città libiche: “La Turchia sta permettendo a elementi di Daesh e di Al-Qaida di insediarsi sulla costa libica e una parte di essi potrebbe anche muoversi in Europa”.
Nel frattempo la Turchia punta il dito verso un altro nemico: “Se la Francia vuole contribuire all’attuazione delle decisioni prese alla conferenza di Berlino, deve per prima cosa smettere di sostenere Haftar”, come sta facendo “in modo incondizionato per poter dire la sua sulle risorse naturali in Libia”. A scriverlo è il ministero degli Esteri turco, che ha replicato alle accuse di violazione della tregua in Libia, rivolte a Recep Erdogan dal presidente francese Emmanuel Macron.