Del governissimo non c’è neanche l’ombra – come invece aveva sollecitato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano – ma perlomeno il tanto atteso incontro tra Pier Luigi Bersani e Silvio Berlusconi ha permesso di delineare il “colore” adatto al Quirinale: il rosa.
L’incontro. I giornalisti li hanno inseguiti ovunque a Montecitorio. Berlusconi e Bersani hanno anticipato tutti incontrandosi a sorpresa e senza dare direttive agli organi di stampa. Il mini vertice – erano presenti anche Enrico Letta e Angelino Alfano – è durato circa un’ora, ed è stato definito come un «buon incontro e con un buon clima» dal vicesegretario del Pd, Letta, il quale ha tirato un po’ le somme: «Tra Berlusconi e Bersani si è parlato di presidenza della Repubblica e dei criteri di elezione. Ci saranno altri incontri per arrivare al nome: bisogna tentarle tutte perché il capo dello Stato sia eletto con un largo consenso».
L’idea di Bersani. Non sono stati fatti nomi, ma durante l’incontro con i parlamentari del Partito Democratico qualche segnale è stato rilasciato. L’intento di Bersani è andare oltre, forse per rimanere sull’onda del cambiamento, e proprio per questo vorrebbe evitare di attingere dal bacino degli uomini di partito. E soprattutto via la solita personalità maschile: «C’è il tema della parità di genere». Il leader del Pd pensa che sia giunto il tempo che la prima carica dello Stato si tinga di rosa. Tuttavia, la scelta dovrà ricadere su una donna che abbia anche il sostegno del Popolo della libertà perché, come ha posto l’accento Bersani, «bisogna cercare la più larga intesa possibile su questo nome». Come anche sottolineato anche da Letta e Alfano che hanno parlato di coesione nazionale. Letta: «In un momento di grandi divisioni, il Pd sente la forte responsabilità che sul presidente della Repubblica ci sia un segnale forte di unità nazionale». Alfano: «Deve rappresentare l’unità nazionale e dunque non può essere, e neanche può apparire, ostile a una parte significativa del popolo italiano».A questo punto fioccano i nomi, anche se le quotazioni più alte ricadono su Anna Maria Cancellieri, Paola Severino e Emma Bonino.
Grillo per Prodi. Sembra incredibile, ma è così. Il leader del Movimento 5 stelle si è dichiarato disponibile a votare Romano Prodi come nuovo presidente della Repubblica. Insomma si fa di tutto pur di evitare D’Alema o Amato, addirittura tendere la mano ai democratici. Venerdì 5 aprile Grillo aveva parlato di Prodi come di «una persona con la quale si può ragionare», e inoltre aveva rivolto un invito ai parlamentari grillini: «Riflettete su questo punto, perché alla fine rischiamo davvero di ritrovarci D’Alema o Amato».
Renzi e il voto per il Colle. «Prima mi propongono poi mi bocciano». Matteo Renzi sembra non aver digerito l’esclusione dai “grandi elettori”. È stato preferito, infatti, il presidente dell’assemblea toscana, Alfredo Monaci, per 10 voti a favore e 12 contrari. Il sindaco di Firenze si è sfogato attaccando i fedelissimi del segretario Pd: «Prima i bersaniani me lo propongono, mi fanno dare la disponibilità e poi mi fanno perdere?». E ha parlato anche di giochini per ridurlo all’ordine: «Complimenti. Bersani e Franceschini sono stati bravissimi. Hanno voluto darmi un segnale. Punirlo per educarlo. Ma io tanto il bravo non lo faccio». Ha aggiunto che questi sono metodi poco consoni al clima politico odierno, di «giochino da Prima Repubblica con il quale continueranno a perdere voti».
Il senatur rompe il silenzio. Anche Bossi ha espresso il suo parere sulla questione post-Napolitano dando il suo consenso alla possibilità che al Quirinale salga una donna. Parlando con i cronisti, mentre si stava svolgendo l’incontro tra Bersani e Berlusconi, alla domanda “Marini al Quirinale?” ha risposto che «potrebbe essere il meno peggio». Ha dispensato anche qualche consiglio al Cavaliere: «Se fossi in Berlusconi darei i voti per il governo a Bersani, tanto in pochi mesi va a schiantarsi».
Paolo Costanzi