2.153 “paperoni” mondiali sono più ricchi di 4,6 miliardi di persone, circa il 60% della popolazione mondiale. E “la quota di ricchezza della metà più povera dell’umanità, circa 3,8 miliardi di persone, non sfiora nemmeno l’1%”. È l’allarme sulla diseguaglianza globale del 2019 che l’Oxfam lancia alla vigilia del World Economic Forum a Davos, pubblicando il report “Davos 2020, la terra delle diseguaglianze“.
Oltre Duemila Paperoni sono più ricchi di 4,6 miliardi di persone, mentre alla metà più povera della popolazione resta meno dell’1%. Pubblicato oggi il report #Oxfam sulle #disuguaglianze nel mondo alla vigilia del #WEF2020 https://t.co/wBVSHVULWR pic.twitter.com/SD1JFFZbmU
— Oxfam Italia (@OxfamItalia) January 20, 2020
Ma il quadro delle diseguaglianze di ricchezza e reddito nel mondo non è cambiato di molto da un anno all’altro, anzi è peggiorato soprattutto per i giovani e le donne. Il global gender gap mostra una situazione critica ed evidenzia come le donne del mondo (circa il 42%) sottraggano tempo lavorativo per la cura della famiglia e della casa: gli uomini, nel 2018, possedevano “il 50% di ricchezza in più rispetto a quella posseduta dalle donne”.
Senza dimenticare che, come nota l’Oxfam, tutte le donne del continente africano hanno più o meno la ricchezza dei ventidue uomini più ricchi del mondo. Ma la situazione non migliora per le italiane che sono sempre più povere in fatto di retribuzione e pensioni: nel 2018, soltanto l’11,1% delle donne non ha mai lavorato per prendersi cura dei figli, mentre il 57% delle madri tra i 25 e i 54 anni di età ha lavorato, contro il 72,1% delle donne nella stessa fascia di età senza figli.
Ma nel Belpaese le diseguaglianze economiche persistono dalla crisi economica del 2007. A metà 2019 la ricchezza in possesso dell’1% più ricco superava la quota complessiva detenuta dal 70% degli italiani più poveri sotto il profilo patrimoniale. Ma nell’ultimo ventennio il patrimonio dei più facoltosi d’Italia è salito del 7,6%, mentre quello del 50% dei più poveri si è ridotto del 36,6%. Una redistribuzione al contrario che, come confermano i trend di questi ultimi anni, sono sempre meno i fortunati che ricoprono le posizioni di benessere economico.