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Monti: “Nel Paese forti tensioni sociali”. Il Papa: “L’Italia si rialzi”

di Gianluca Natoli14 Maggio 2012
14 Maggio 2012

L’Italia è segnata da forti tensioni sociali. Di questo ed altro si è parlato ieri nella cittadella della pace di Rondine (Arezzo), dove il premier Mario Monti e Papa Benedetto XVI si sono incontrati per uno scambio di vedute. Il capo del governo ha accolto il Pontefice con una stretta di mano nello stadio Comunale di Arezzo, giunto in elicottero dal Vaticano. Papa Ratzinger ha celebrato la messa con una trentina fra cardinali, arcivescovi, vescovi e circa trecento sacerdoti.

Sfiducia e reazione.  Monti si è detto preoccupato, pur sottolineando i passi avanti fatti in questi mesi dal governo. L’essere riusciti ad unire «forze contrapposte che prima si davano battaglia ha dichiarato non è cosa da poco». Per risolvere la crisi sociale, tuttavia, servono interventi drastici ed immediati. La priorità resta quella di «aiutare i giovani attraverso uno sforzo comune che possa portare ad un’uscita dal loro stato di isolamento individuale e sociale».

Durante la messa il Papa ha condannato i «comportamenti materialistici». Aggiungendo in seguito:«La Chiesacontinui ad essere attenta e solidale verso chi si trova nel bisogno, ma sappia anche educare al superamento di logiche puramente materialistiche, che spesso segnano il nostro tempo e consumano il senso della solidarietà e della carità».

L’incontro è servito a dare una risposta alla sfiducia che spesso colpisce in modo esagerato i più deboli. Necessaria «la difesa della famiglia ha ribadito Papa Ratzinger che deve costituire sempre un punto importante per mantenere un tessuto solido ed offrire speranze per il futuro». Noti i motivi delle tensioni sociali. Che Monti spiega così: «mancanza di lavoro, difficoltà nel fare impresa e rapide trasformazioni producono un’inevitabile senso di disorientamento».

Il ruolo dell’Unione Europea nella crisi. Monti ha criticato l’Ue. Definendolo «un modello di grande importanza». L’Italia «ha il compito di contribuire, come Paese fondatore, a rimediare ai passi indietro e fare passi avanti».

Gianluca Natoli

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