Il cronista minacciato spesso non riesce a intendersi con gli altri giornalisti. Nascono equivoci ed incomprensioni difficili da superare. Un cronista minacciato riceve molte pubbliche attestazioni di merito ma in privato, in redazione, nelle relazioni sociali viene penalizzato. Questa situazione è ricorrente e può produrre discriminazioni ingiustificabili. Quando un cronista riceve minacce, il suo caso viene esaminato dagli organi di rappresentanza dei giornalisti senza tenere conto di queste e altre dinamiche ricorrenti e di altri casi simili e spesso trova difficile far valere le sue ragioni. Si trova nella situazione della vittima di un reato di mafia a cui si chiede di dimostrare l’esistenza della mafia. Una situazione critica in crescita esponenziale, del fenomeno che fa dell’Italia un caso allarmante unico in Europa.
Questo è il senso dell’intervento che Alberto Spampinato, direttore del sito Ossigeno Informazione, ha tenuto presso la redazione di Lumsa News. Ossigeno è quel progetto che mira a mappare e a tutelare, facendone conoscere le storie, quei giornalisti che sono oggetto di minacce da parte delle mafie in ogni parte d’Italia e non solo. Una strategia a volte violenta quella della criminalità organizzata, fatta di minacce, pallottole e spesso di spari, ma che non è l’unica insidia di un giornalista “scomodo”. L’uso eccessivo che viene fatto delle querele per diffamazione è l’ennesimo strumento cui si ricorre per far desistere un cronista che fa il proprio lavoro. Spampinato ha aggiunto che nei casi di querela per diffamazione, o presunta tale, troppo alta è la richiesta di indennizzo economico avanzata dal “diffamato”, al solo fine di scoraggiare il giornalista dallo scrivere su determinati argomenti.
L’Osservatorio nazionale sull’informazione giornalistica e sulle notizie oscurate vuole offrire, a tutte le componenti del mondo dell’informazione, un terreno di confronto neutrale e la documentazione oggettiva necessaria per affrontare una tematica che chiama in causa responsabilità e grandi principi e perciò deve essere analizzata al di fuori di logiche e di appartenenze proprie del dibattito politico e sindacale.
Marco Potenziani