L’attacco dell’Iran alle basi Usa in Iraq ha avuto un forte impatto sui mercati internazionali. I listini asiatici hanno tutti il segno meno, a partire da Tokyo che ha chiuso con un calo dell’1,57%, Shangai -1,22% e Seul -1,11%, mentre Hong Kong segna un -0,83%. Anche Piazza Affari apre in calo (-0,73%), come tutte le piazze europee: Milano perde in avvio lo 0,46%, Francoforte lo 0,61%, Londra lo 0,42% e Parigi lo 0,41%.
La giornata è iniziata con un segnale negativo arrivato anche dall’industria tedesca dove sono scesi dell’1,3%, in maniera inaspettata, gli ordini di fabbrica. Ma l’impatto più forte c’è stato su oro e petrolio.
L’oro è salito dell’1,25%, fino a 1.611 dollari l’oncia, toccando il livello più alto dal 2012, ma è poi sceso di nuovo arrivando a 1.593,86. Una spinta simile si è registrata per il petrolio, che ha ritrovato i livelli che aveva raggiunto a metà 2018, per poi arretrare di nuovo come l’oro. Il Brent, greggio di riferimento europeo, è salito a 71,7 dollari con un rialzo di oltre il 5% per poi tornare a in mattinata sui 69 dollari.
Stessa sorte per il Wti, prodotto in Texas e utilizzato come benchmark nel prezzo del petrolio, che ha superato i 65 dollari al barile, per poi riposizionarsi questa mattina sopra quota 63.
Note leggermente positive arrivano dal Pil dell’area Euro che dovrebbe crescere dello 0,3% nel quarto trimestre del 2019 e nei primi due trimestri del 2020. Ma al momento sull’economia del Vecchio Continente pesano alcune incertezze che potrebbero essere alimentate proprio dalle tensioni tra Iran e Usa.