“Emissioni zero entro il 2050”. Il Consiglio europeo ha trovato l’accordo sulla neutralità climatica dopo una nottata di trattative. Ma è un’intesa monca: non c’è l’unanimità nel tagliare le emissioni di anidride carbonica. Il via libera è arrivato da 26 paesi su 27. Manca la Polonia: troppo costosa la transizione ecologica per Varsavia, che ha guidato la fronda dei paesi dell’Est (la Repubblica ceca di Babis e l’Ungheria di Orban). Praga e Budapest però alla fine hanno deciso di firmare. Il motivo: il riconoscimento dell’uso del nucleare come energia verde.
Il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki invece ha votato contro: per il suo paese la riconversione dell’economia – stando al report che ha presentato al tavolo delle trattative – costerebbe 500 miliardi di euro. Troppo, in assenza di sovvenzioni da parte dell’Unione europea.
“I polacchi hanno deciso di non impegnarsi oggi, ma lo farà a giugno”, ha dichiarato la cancelliera tedesca Angela Merkel, che si è detta “soddisfatta”. Così come la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, che ha parlato di “successo”. Ora la palla passa a lei, che l’8 gennaio presenterà il Fondo per una transizione equa (si stima un budget di almeno 100 miliardi): da questo dipenderà l’adesione a giugno della Polonia, che dovrà investire molto per modernizzare un’economia alimentata per il 90% dal carbone. Quello del Consiglio europeo è comunque solo un “impegno”: ci sarà bisogno di altri negoziati politici per concretizzare l’accordo.
Anche la partita dell’Italia si è giocata sui soldi. Il governo ha chiesto che il Fondo di transizione sia utilizzato in tutti i paesi (non solo in quelli più indietro con la riconversione) e in tutti i settori (compreso quello dell’acciaio, tema delicato data la crisi Ilva). Proposte accolte: il fondo sarà utilizzato infatti “per le regioni e i settori più colpiti” dalle emissioni zero. Una buona notizia nel giorno dell’arrivo di Greta Thunberg a Torino, dove parteciperà alle manifestazioni del #FridaysForFuture.