In Italia i lavoratori domestici producono oltre 1 punto del Pil, pari a 18,8 miliardi di euro, ma il 58% di loro sono irregolari. Secondo i dati INPS infatti sono 859mila i lavoratori domestici regolari nel nostro paese ma complessivamente 2 milioni di lavoratori non lo sono. Negli ultimi sei anni il numero di quelli regolari è diminuito del 15,2%.
Per quanto riguarda la provenienza, oltre il 40% dei collaboratori viene dall’est Europa, ma secondo quanto emerge dal Rapporto Annuale 2019 di Domina (Associazione Nazionale Famiglie di Lavoro Domestico), gli stranieri sarebbero in calo: cresce invece il numero degli italiani, passati da 190mila del 2012 a 246mila unità del 2018, rappresentando così circa il 28% del totale. Seguono Filippine (8%), Sud America (6,8%) e Asia orientale (5,4%). A livello territoriale, quasi la metà dei lavoratori domestici si concentra al Nord, mentre in relazione alla popolazione residente, l’incidenza maggiore si riscontra nel Centro (20,3 ogni mille abitanti, contro una media nazionale del 14,2 per mille).
Diretta conseguenza è la crescita della spesa per le famiglie italiane che, nel 2018 hanno speso oltre 7 miliardi di euro: 5,7 miliardi per le retribuzioni, 976 milioni di contributi previdenziali e 421 milioni di TFR. Se si prendono in considerazione anche coloro che lavorano in modo irregolare, la spesa delle famiglie raggiunge 14,9 miliardi. Dal punto di vista prettamente fiscale poi, i lavoratori regolari garantiscono un gettito di 1,4 miliardi di euro. Una eventuale regolarizzazione dei lavoratori non in regola porterebbe alle casse dello Stato altri 2 miliardi di euro, oltre a maggiori tutele per lavoratori e famiglie.