La politica economica europea apre un nuovo fronte di discussione tra le fila del governo italiano. Il caso è quello della riforma del Mes, il meccanismo europeo di stabilità, che permette ai paesi membri di chiedere prestiti all’Unione Europea in caso di difficoltà nel collocare titoli di stato sul mercato, come accaduto negli scorsi anni per Grecia, Portogallo e Irlanda. È Matteo Salvini a stuzzicare il governo sulla questione, chiamando in causa ieri sulla sua pagina Facebook il premier in persona: “Conte subito in Parlamento a dire la verità, il Sì alla modifica del Mes sarebbe la rovina per milioni di italiani e la fine della sovranità nazionale”.
Il tema sarà sul tavolo dell’Eurogruppo il 4 dicembre e al vertice dei capi di Stato e di governo il 13 dello stesso mese. Le modifiche riguarderebbero le condizioni di accessibilità alle linee di credito che il fondo mette a disposizione, che diventerebbero più stringenti e rischierebbero di tenere l’Italia fuori dall’ombrello protettivo del Mes. Oltre a garantire la sostenibilità del debito pubblico, per aver accesso ai prestiti dell’Unione, sarebbe necessaria una più stringente aderenza al patto di stabilità, che l’Italia non rispetta a pieno. Fuori dai vincoli del patto una sottoscrizione del meccanismo potrebbe indurre a una ristrutturazione del debito.
“Una riforma del Mes che stritola l’Italia non è fattibile”, ha commentato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, nell’intervista rilasciata oggi al Corriere della Sera. Di Maio ha chiesto un vertice di governo per discutere della situazione, ma già lo scorso 7 novembre il titolare dell’Economia, Roberto Gualtieri, aveva chiesto di essere sentito sul caso in Commissione Finanze e verrà ascoltato il prossimo 27 novembre. Al centro della relazione che Gualtieri porterà ai membri della Commissione ci saranno i termini dell’intesa raggiunta dal Consiglio europeo lo scorso giugno, la cui bozza definitiva dovrà essere votata dal Parlamento al termine dell’iter europeo.