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HomeSpettacoli “L’ufficiale e la spia” sul caso Dreyfus, sbarca in Italia il film J’accuse di Polanski

Ecco "L'ufficiale e la spia"
film-j'accuse di Polanski
Tra antisemitismo e Mee too

Al centro il caso di Alfred Dreyfus

Proteste e boicottaggi in Francia

di Giulio Seminara19 Novembre 2019
19 Novembre 2019

Foto di scena del film 'L'ufficiale e la spia' di Roman Polanski, nelle sale italiane dal 21 novembre con la distribuzione di 01 Distribution, Roma, 18 novembre 2019. ANSA/UFFICIO STAMPA +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++

Arriva in Italia il ciclone Polanski, con lo sbarco nelle nostre sale della sua ultima fatica “L’ufficiale e la spia”, film che rievoca l’affaire Dreyfus. La pellicola tratta una scandalosa e indimenticata vicenda giudiziaria fatta di antisemitismo e menzogne, che si intreccia inevitabilmente con la biografia dello stesso Polanski, maestro di cinema su cui pende un mandato di arresto internazionale e diverse accuse di molestie sessuali.

L’ultima è a opera dell’ex attrice e fotografa Valentine Monnier, che ha affermato di essere stata violentata dal regista di origine ebraica nel 1975. La denuncia si è aggiunta all’ormai quarantennale vicenda giudiziaria – legata all’abuso che sarebbe stato compiuto dal regista nel 1977 – ai danni dell’allora tredicenne Samantha Geimer, e che ha comportato il mandato di cattura internazionale ai danni di Polanski, a oggi impossibilitato a girare liberamente. Proprio in queste ore l’associazione registi francesi sta riflettendo sull’opportunità di sospendere il cineasta.

E anche “L’ufficiale e la spia”, in Francia, ha sofferto l’ultimo scandalo sessuale legato al suo creatore. Forte la contestazione delle femministe: le manifestanti hanno esposto vari cartelloni, nei quali il celebre J’Accuse di Zola – citato nel film – diventava J’Abuse, e addirittura il ministro della cultura ha invitato al boicottaggio delle sale. Eppure l’hanno visto quattrocentomila francesi, interessati a rivivere un evento storico cruciale, non solo per il loro paese.

La pellicola, basata sul romanzo di Robert Harris, è molto fedele alla vicenda processuale, attestandosi su uno stile freddo e privo di facili spettacolarizzazioni. Una sua forza è la grande interpretazione di Jean Dujardin, che interpreta il maggiore Georges Picquart, unico ufficiale ad aver creduto all’innocenza di Alfred Dreyfus, capitano dell’esercito accusato ingiustamente di essere una spia, e ad aver combattuto per la sua libertà. I “nemici” sono i vertici dell’esercito, calcolatori bugiardi, ossessionati dall’apparenza a scapito della verità. E mediamente antisemiti.

Ieri sera all’anteprima nazionale al teatro Eliseo di Roma il produttore del film Luca Barbareschi, kippah in testa, ha rimarcato l’attualità del film, con “antisemitismo, fake news e odio per il diverso”. La moglie-musa di Polanski, Emmanuelle Seigner, ha provato invece a chiudere il sipario sulle polemiche legate alle vicende processuali del marito: “Questo film resterà nella storia, tutto il resto no”.

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