Per i turisti stranieri sono le città d’arte la prima tappa obbligata. Secondo il presidente del Touring Club, Franco Iseppi, il 35% di loro percepisce l’Italia prima di tutto come insieme di centri culturali. Subito dopo, come icona del “Bel Paese”, trovano spazio monumenti e opere d’arte, infine cibo e vino.
L’associazione no-profit ha presentato alla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum alcuni dati sul nostro turismo culturale. Sono quasi 5mila i luoghi di cultura aperti al pubblico su tutto lo Stivale, tra cui 282 parchi e aree archeologiche e 38 monumenti simbolo.
Secondo l’Istat hanno portato in Italia quasi 27 milioni di visitatori nel 2018. Ben il 41% di queste location è concentrata nel Sud Italia, che soltanto con l’offerta archeologica lo scorso anno ha attirato ben 11 milioni di persone. Un dato in forte crescita, soprattutto in Campania, Sicilia e Puglia.
Gli incrementi maggiori (tra 2017 e 2018) sono a Pompei (da 2,4 a 3,6 milioni di turisti), al “Man” di Napoli (da 308mila a 617mila), a Paestum (da 242mila nel 2013 a 427mila nel 2018), al museo archeologico di Taranto (da 27 mia a 73 mila) e alla Valle dei Templi di Agrigento (da 544mila a 935mila).
Insieme a Pompei il principale attrattore archeologico italiano è il circuito romano composto dal Colosseo, il Foro e gli scavi sul Palatino. Ma la città che richiama di più i turisti è la capitale del Nord, Milano.
Secondo il vicepresidente del Touring Club, il docente di Gestione Urbana all’Università Roma 3 Giuseppe Roma, questi dati indicano che per attrarre visitatori è necessario “puntare sempre alla valorizzazione del territorio, perché il viaggiatore vuole trovare la città, il piccolo centro, il borgo, purché dei cittadini e non luoghi prettamente turistici”.