“Oggi sono 150 milioni i turisti che dalla Cina vanno all’estero. Nel 2030 saranno 400, con il clamoroso sorpasso sugli americani”. A raccontarlo è il Presidente Sezione Industria del Turismo e Tempo libero di Unindustria, Stefano Fiori.
L’Italia è infatti in testa alle classifiche delle mete più sognate. Deve prepararsi ad accoglierli, pensando, però, a un turismo quanto più sostenibile. A dimostrarlo sono dati ed esperienze presentate ieri al convegno “Turismo Italia-Cina: pronti a partire? Le nuove frontiere di un trend in crescita”, promosso da Associazione Civita e Unindustria in vista del 2020, anno della cultura e del Turismo tra Italia e Cina.
“Partiamo da una situazione di grande vantaggio da mettere a frutto”, esordisce il Presidente di Civita Gianni Letta.
In Italia i turisti cinesi sono stati 5 milioni nel 2018, il 2,4% degli arrivi internazionali. Ma i numeri sono destinati a crescere con un +8,2% registrato già nel primo semestre del 2019. Il nostro paese, insieme alla Francia, guida la classifica europea. Roma è nona tra le 20 città più visitate al mondo nel 2017-2018.
Da quanto emerge dai dati, i turisti cinesi stanno cambiando modo di viaggiare. Non arrivano più in grandi gruppi ma viaggiano soprattutto da soli. C’è anche il fenomeno dei Millennials (31%), ragazzi di 25 anni che hanno già viaggiato, una volta su tre e almeno sei volte all’estero. Il turista cinese, poi, è tecnologico: 1 su 5 prenota il viaggio on line, 2 su 3 utilizzano app, blog e social e 1 su 2 naviga regolarmente sul proprio mobile anche al di fuori dei propri confini nazionali. E soprattutto mettono volentieri mano al portafoglio. La loro spesa media per i viaggi è di 2 mila dollari, per un totale di 288 miliardi di dollari, un quarto del totale globale.
“Il mercato cinese – dice la sottosegretaria Mibact, Lorenza Bonaccorsi – è importantissimo, è un rapporto storico, un incontro di culture. Siamo gli unici due paesi con 55 siti Unesco. Noi, però – aggiunge – dobbiamo lavorare sulla gestione dei flussi” per “un turismo sostenibile, che valorizzi tutto il paese, non solo Roma, Firenze, Venezia”.
Il problema principale resta però quello dei collegamenti tra le due nazioni. Gli aeroporti italiani sono connessi con 12 città cinesi. Ci sono 7 compagnie aeree cinesi e 900mila passeggeri. Al momento tra Italia e Cina vale il permesso per 56 frequenze settimanali bilaterali, ma “se a gennaio non si aprono gli accordi per portare più aerei, i numeri non potranno crescere”. Conclude l’ad di Aeroporti di Roma, Ugo De Carolis.