Ha fatto il giro del mondo la notizia della scorta assegnata a Liliana Segre. “La scorta siamo noi” titola Repubblica, secondo cui la senatrice a vita sarebbe tentata di rinunciare alla guida della Commissione contro l’odio da lei proposta e approvata in Senato, a causa della valanga di post degli hater scatenati sui social network.
Il Presidente della Repubblica, intervenendo all’inaugurazione dell’anno accademico dell’università Campus Biomedico, ha detto: “La solidarietà, la convivenza, il senso di responsabilità devono contrastare l’intolleranza, l’odio, la contrapposizione”. Mattarella ha invitato a pensare al futuro rifacendosi a quello che potrebbe desiderare un bambino e quindi “desiderare una vita serena, la convivenza la vicinanza con gli altri, contro l’arroccamento egoistico”. La contrapposizione tra “solidarietà” da una parte e “intolleranza e odio” non è “una alternativa retorica. Quando una bimba di colore non viene fatta sedere sull’autobus o quando una donna come Liliana Segre ha bisogno di una scorta, si capisce che questi non sono interrogativi astratti o retorici”.
Il ministro degli Esteri e leader M5s, Luigi Di Maio, ospite di un forum Ansa, ha usato parole dure con chi, in aula, si è rifiutato di votare la mozione: “Le persone che offendono Liliana Segre, o hanno frainteso il messaggio educativo del Paese, o forse non hanno avuto occasione di studiare la storia. Ma se una senatrice a vita presenta una mozione in cui porta avanti il messaggio di tolleranza, di integrazione, di no all’odio e metà dell’emiciclo si astiene abbiamo anche un problema nella politica: leghisti, Fdi e Forza Italia, che vorrebbero governare il Paese, avallano i comportamenti di chi ha offeso quella persona. Una persona come la nostra senatrice a vita che si ritrova a sopravvivere ai campi di concentramento e da cittadina, in Italia nel 2019, si trova ad aver bisogno della scorta è una sconfitta per tutte le istituzioni. Le parole di solidarietà non bastano perché la verità è che l’avremmo dovuta difendere da quello che le sta capitando. Ecco perché si deve investire di più in istruzione. A lei dovremmo chiedere scusa come Stato”.
“Non basta la vergogna di dover dare la scorta a Liliana Segre, la senatrice di 89 anni sopravvissuta ai campi di sterminio, contro i nuovi nazisti aguzzini che quotidianamente le rinnovano la tortura e gli insulti”, spiega Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, sui social. “I neonazisti responsabili su web delle minacce e delle offese devono essere individuati e puniti con un regolare processo. Salvini minimizza e dichiara: “Anch’io ne ricevo”; mentre nei giorni scorsi la Lega a Pescara nega alla senatrice la cittadinanza onoraria. “Massimo sostegno e solidarietà a Liliana Segre”, spiega Salvini. Ma “è surreale che ci siano minacce di morte di serie A e B, quasi che scrivere su un muro ‘Salvini crepa’ fosse un passatempo da democratici di sinistra”.