“Lina, Lina, Lina”. A invocare il suo nome c’erano tutti, da DiCaprio a Tarantino, fino a Harvey Kietel e Laura Sern. Un applauso lunghissimo per dare il benvenuto nella Ballroom dell’Hollywood & Highland Center a Lina Wertmüller in occasione della cerimonia per la consegna dell’Oscar alla carriera. Classe 1928, minuta e dallo sguardo fulminante, all’inizio si è emozionata ma – a dispetto dell’età – ha stravolto la scaletta con il suo humor, trasformando la serata in un vero e proprio happening.
Travolgente e simpatica, la sceneggiatrice italiana ha parlato a braccio, in italiano, mentre teneva in mano l’iconica statuetta. “Perché lo chiamiamo Oscar? Non vogliamo cambiare nome con quello di una donna? Chiamiamolo, che so, Anna”, ha ironizzato dal palco della Ray Dolby Ballroom. Poco prima, rivolta a Isabella Rossellini in abito viola le aveva detto: “La prossima volta meglio se ti metti nuda”, facendo scaramanticamente il gesto delle corna.
Nella motivazione dell’Oscar alla carriera si spiega che la statuetta onoraria le è stata assegnata “per il suo provocatorio e coraggioso scardinamento delle regole politiche e sociali attraverso la sua arma preferita: la cinepresa”. A sorpresa, ad accompagnarla sul palco c’era Sophia Loren. “I tuoi film – ha detto dal palco l’attrice romana – erano già capolavori, si sapeva che sarebbero diventati dei classici. Lina sei una donna straordinaria, di una intelligenza rara”.
Lina Wertmüller è stata la prima donna, nel 1976, ad essere candidata all’Oscar per la regia. Il film era “Pasqualino Settebellezze”, con Giancarlo Giannini nel ruolo di Pasqualino Frafuso. Inedito il ricordo di Jane Campion: “Ero una studentessa di cinema in Australia quando anni fa la Wertmüller venne per una lezione. Una ragazza le chiese: come si fa a trovare i soldi per produrre un film?”. La risposta di Lina fu: “Qualunque cosa è valida, anche rubarli, bisogna fare qualunque cosa per seguire la passione”.