Continuano le proteste contro il governo di Sebastián Pillera in Cile, dopo la terza notte di coprifuoco imposto nella regione di Santiago. Il numero di vittime è salito a 12, dopo che ieri sera una persona è stata travolta da un camion militare mentre cercava di scappare nel villaggio di Libertad, vicino alla città di Talcahuano. Il numero degli arrestati è salito a 1.500.
Intanto è prevista l’apertura parziale della metro con il prezzo del biglietto senza gli aumenti che avevano fatto scatenare la rivolta. È stata questa infatti la goccia che ha fatto traboccare il vaso dando vita alle proteste degli ultimi giorni che uniscono studenti e lavoratori per chiedere diritto alla salute, all’educazione, alla casa.
La dichiarazione dello stato di emergenza prima e il coprifuoco poi, per la prima volta dalla fine del regime di Pinochet, hanno trasformato le proteste in una vera e propria rivolta popolare, suscitando la rabbia delle vittime della dittatura. Nonostante questo, il ministro dell’Interno Andrés Chadwick, ha indicato la necessità di rafforzare il contingente di militari e polizia in strada.
Infine il passo indietro di Pillera, arrivato sabato scorso, troppo tardi. Il presidente aveva annunciato la sospensione dell’aumento delle tariffe e aveva anche sottolineato la necessità dell’“approvazione urgente di una legge in grado di proteggere meglio i compatrioti di fronte ai bruschi e inattesi aumenti del prezzo del dollaro o del petrolio come è avvenuto negli ultimi mesi”.
Passo indietro che non è bastato. I manifestanti, infatti, hanno alzato il livello delle proprie rivendicazioni, esprimendo il rifiuto di un intero modello di paese che viene descritto dal governo come un’isola felice ma che presenta un livello di disuguaglianza sociale tra i più elevati al mondo.